Per capire cose possiamo aspettarci per il mercato dell’auto del 2012, al di là di più o meno
cupe percentuali di vendita, dobbiamo prima fare il punto di questi ultimi tre anni. Lo facciamo
partendo dai dati della ricerca 2011 Aci-Censis.La prima sottolineatura importante riguarda il fatto che questi anni di crisi non hanno portato solo a una riduzione dei consumi, ma un approccio differente all’auto in quanto tale. Il 2009 è stato caratterizzato dagli incentivi all’acquisto, che hanno portato però un inevitabile calo delle vendite per l’anno successivo, che ha fatto registrare infatti un forte rallentamento del mercato dell’auto. Tra l’intero 2009 e l’intero 2010 le immatricolazioni vetture nuove sono calate di oltre 200.000 autovetture, con una contrazione del 9,4%. Nei primi 10 mesi del 2011 la situazione appare ancora più critica: se confrontata con il 2010 il decremento è del 10,8%, che diventa -17% rispetto al 2009. Un andamento simile riguarda il comparto motocicli, anche se in questo caso gli incentivi erano decisamente meno significativi: nel 2011 (sempre primi 10 mesi) il calo del nuovo è del 15,8% se rapportato al 2010 e del 26,1% se rapportato allo stesso periodo del 2009.Sostanzialmente invariato il mercato dell’usato, che rappresenta più del 60% del mercato complessivo nelle auto e sfiora il 70% in riferimento ai motocicli.La crisi ha portato sicuramente i consumatori a prendere in considerazione auto usate o
chilometri zero per spendere meno, mentre resta attivo il saldo tra nuove immatricolazioni e
radiazioni, cosa che porta a un complessivo invecchiamento del parco circolante la cui età media
passa da 8,8 a 9,3. Nel 2000 il 16,2% delle vetture circolanti aveva un’età maggiore di 16 anni, nel 2010 la quota sale al 18,7%.
Date queste premesse cosa è lecito aspettarsi per il 2012? Da un lato il perdurare della crisi economica induce a stime estremamente negative con un’ulteriore contrazione del mercato, ma da altri punti di vista sarebbe lecito aspettarsi quello che in gergo borsistico potremmo definire “rimbalzo”. Tanto più che aumentano le percentuali di quanti si dicono interessati all’acquisto di un’auto nuova nel corso dell’anno passando dal 3,9% del 2010 al 7,4% del 2012. Probabilmente incide anche il fatto di non poter più rimandare l’acquisto che negli anni scorsi si era deciso di rimandare a “tempi migliori”.
La ricerca indica anche i tre elementi che farebbero senza dubbio ripartire il mercato: incentivi all’acquisto, riduzione del costo della benzina, eliminazione del bollo o revisione delle tariffe assicurative. A dimostrazione che il freno all’acquisto non è dettato solo dal prezzo del nuovo ma anche dal costo di mantenimento. Dei punti indicati solo una revisione del prezzo delle assicurazioni sembra attuabile, ma difficilmente in tempi sufficientemente rapidi. E’ comunque interessante notare come nella classifica dei “Costi superiori al giusto” il prezzo d’acquisto della vettura compaia solo al sesto posto, dopo carburante, assicurazione, bollo, manutenzione e pedaggi autostradali.
Ma nello specifico quali auto verranno acquistate? In Italia il 60% degli automobilisti guida un’auto straniera, preferita sia per una maggiore qualità percepita sia per maggiori possibilità di finanziamento offerte dalle case. Interessante infatti notare come i fautori del made in italy propongano ai primi tre posti le medesime ragioni di acquisto di chi preferiscie marche straniere: buon rapporto qualità prezzo, prezzo competitivo, linea gradevole. Come quarto fattore di scelta vine indicato nel primo caso proprio l’italianità, nel secondo le condizioni di pagamento.
La stragrande maggioranza delle persone desidera acquistare un’auto nuova piuttosto che usata (in rapporto di quattro a uno) ma poi nella realtà solo il 40% degli acquirenti vedrà realizzato il proprio sogno. La preferenza tra benzina e diesel è sostanzialmente pari, anche in virtù del fatto che il costo dei carburanti è ormai simile (pur garantendo il diesel consumi minori) mentre è in calo il Gpl. Resta alta l’attenzione sul metano, ostacolato però da una rete distributiva non all’altezza soprattutto nel centro e sud Italia. La maggior parte dei futuri acquirenti si rivolgerà a city-car o comunque auto medio-piccole (soprattutto le donne) anche se resta molto alta la quota degli indecisi.