Il settore aereo non prenderà parte allo sciopero generale dei trasporti indetto dalle principali sigle sindacali per il primo marzo. A prendere la decisione è stata l’autorità di Garanzia sugli scioperi, che ha invitato i sindacati a depennare dall’agitazione del primo marzo i lavoratori del settore aereo. L’Authority ha spiegato che la decisione è legata alla necessità di far rispettare la regola tale per cui tra una mobilitazione e l’altra deve intercorrere un intervallo di tempo adeguato, onde evitare di creare disagi inaccettabili per gli utenti. Uno sciopero a cui aveva partecipato il settore aereo c’era già stato, ed era stato osservato il 24 febbraio scorso, quanto si astennero dalle proprie mansioni i lavoratori degli scali di Roma Fiumicino e di Roma Ciampino. Per il resto, al momento, l’agitazione dei lavoratori degli altri mezzi di trasporto è confermata. Sarà di quattro ore e riguarderà tutto il comparto. Incroceranno le braccia i lavoratori del trasporto pubblico locale, di quello ferroviario, gli addetti al trasporto marittimo e a quello portuale. L’agitazione riguarderà anche l’autotrasporto, la viabilità su strade e autostrade, l’autonoleggio, la navigazione sui laghi, il soccorso stradale e le funivie. La mobilitazione è stata indetta da Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti. Le tre sigle hanno motivato l’iniziativa inviando una lettera al premier Mario Monti, al ministro del Lavoro Elsa Fornero, a quello dei Trasporti Corrado Passera e alla Commissione di Garanzia sullo sciopero in cui hanno denunciato «la grave condizione dei trasporti nel Paese, ulteriormente aggravata dalle decisioni del Governo». I tre comparti sindacali hanno fatto presente che lo sciopero ha lo scopo di «recuperare un confronto di merito con il Governo per rispondere efficacemente alla situazione». Tra i compiti del governo, cui le sigle addebitano l’averli trascurati, vi è il rilancio della crescita e di quegli elementi che consentano di introdurre nel settore dei trasporti «una logica di integrazione, capace di selezionare gli investimenti ed individuare i modelli di gestione, per un sistema efficace ed efficiente, integrato tra le varie modalità, sostenibile dal punto di vista ambientale e capace di regolare la libera concorrenza in un quadro di regole certe per il lavoro».



Senza entrare troppo nei particolari, le associazioni dei lavoratori hanno fatto presente  al governo l’urgenza di una polizia che sia in grado di andare incontro alle esigenze di sviluppo e che, soprattutto, siano «corretti interventi sbagliati che aggravano i problemi per i cittadini, per la aziende e per i lavoratori».



 

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