Il mercato dell’auto in Europa, e in particolar modo in Italia, è in seria difficoltà. Per cercare di capire meglio la situazione attuale e avere un punto di vista qualificato e autorevole abbiamo rivolto alcune domande al presidente di Unrae (associazione che riunisce i costruttori stranieri in Italia) Jacques Bousquet. L’intervista ha avuto luogo il giorno prima che il Ministero dei Trasporti rendesse pubblico l’andamento delle immatricolazioni del mese di febbraio, che hanno reso ancora più negative le previsioni realizzate sulla base delle vendite del mese di gennaio.



Presidente Bousquet, quali sono le previsioni per il mercato europeo del 2012?
Stime attendibili proiettano il mercato dell’Europa 27 + EFTA per il 2012 a circa 13,4 milioni di vetture, con un calo di circa il 7% rispetto al 2011, per l’influenza del peso del mercato italiano (previsto essere attorno al -7% per il 2012), della Francia (che nel 2011 ebbe per tre mesi una coda di incentivi) e dell’ Inghilterra, cioè 3 dei 5 maggiori mercati in Europa.



Quali politiche ritiene debbano mettere in atto le case e le istituzioni per arginare la crisi? 
Intanto andrebbe detto che la crisi, se ci riferiamo all’Europa, non è generalizzata tra tutti i paesi. Se guardiamo i risultati di gennaio, i cali a due cifre si sono avuti solo in Francia (ma si confrontava con un 2011 dove incideva la coda degli incentivi) e l’Italia per l’assenza totale di azioni a sostegno dell’Auto. In Europa tutti i mercati principali richiedono azioni a sostegno dell’auto ed in particolare a sostegno del rinnovo del parco circolante.
Le case automobilistiche, dal canto loro, devono continuare a proporre novità di prodotto per stimolare curiosità, attenzione e con queste generare show room traffic nelle concessionarie; anche la proposta delle nuove tecnologie contribuisce a stimolare l’interesse verso l’automobile.



Siamo di fronte a una contrazione del mercato o a una vera e propria ridefinizione della mobilità personale? 
E’ presto per parlare di redifinizione della mobilità. Parliamo dell’Italia: le famiglie e i giovani in particolare si stanno allontanando dall’auto perchè sono lievitati i costi di gestione: assicurazioni, tassa di possesso, prezzo dei carburanti, pedaggi autostradali.
Le auto aziendali soffrono di inspiegabili differenze di trattamento fiscale rispetto agli altri paesi europei e, di fronte all’assenza di azioni che riducano la pressione su questi insiemi e che siano di stimolo al rinnovo del parco circolante, la contrazione del mercato è una inevitabile conseguenza.

Lo sviluppo di nuove tecnologie può trovare un ostacolo o un’opportunità nell’attuale crisi? 
In tempi di crisi, le novità tecnologiche sono sempre benvenute; esse stimolano curiosità, interesse e poi propensione all’acquisto: un adeguato piano di agevolazioni potrebbe avere l’effetto di anticipare tutto questo, particolarmente sulle motorizzazioni alternative, rispettando il principio della neutralità tecnologica.

Dal suo punto di vista come evolverà il mercato dell’auto in Italia e in Europa nei prossimi dieci anni? 
Certamente l’esigenza di rispettare livelli di emissioni e di consumi sempre più bassi porterà cambiamenti benefici sulle auto: le dimensioni diventeranno più compatte, le forme più arrotondate per dare minore resistenza aerodinamica e quindi minori consumi; i motori diventeranno più compatti nella cilindrata ma più efficienti e soprattutto nuove tecnologie come l’alimentazione ibrida e quella elettrica garantiranno una migliore fruibilità dell’auto anche nelle città. Sarà però importante che vengano predisposte opportune infrastrutture per accompagnare il cambiamento altrimenti gli sforzi delle case verso i cambiamenti saranno vanificati. 

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