La prima reazione dei costruttori di autovetture riuniti nella UNRAE è stato un secco e inequivocabile “no comment“.
La situazione nei primi due mesi dell’anno è decisamente peggio delle più catastrofiche aspettative. La flessione nelle immatricolazioni rispetto al 2011, che sicuramente non è stato un anno felice, è di un ulteriore . Facendo una proiezione su scala annuale le vendite annuali si fermerebbero a 1.370.000 vetture, quindi ben distante dai 2.000.000 ritenuti la cifra ottimale per il mercato italiano.
Ma dopo la decisa presa di posizione è venuto il momento delle proposte, sottolineando tra l’altro che questa situazione si riperquote gravemente non solo sul settore, ma su tutto il sistema Paese e sui conti pubblici che proprio sull’auto hanno “puntato” per raccimolare risorse. Un mercato dell’auto depresso come l’attuale significa, tanto per fare un esempio, che nel corso dell’anno lo Stato potrà contare su un gettito Iva inferiore al previsto per circa 2,3 miliardi di euro.
Ma ovviamente a subire le ripercussioni più gravi saranno gli operatori della filiera dell’auto, dai costruttori ai concessionari e all’indotto che questo settore genera e che in Italia vale una buona parte del Pil nazionale. Una stima sui riflessi di questa situazione sul mercato del lavoro dice di circa 10.000 addetti che resteranno senza occupazione, con tutto ciò che questo comporta dal punti di vista sociale e umano (aspetto forse fin troppo sottovalutato in queste analisi). Ma il crollo del settore auto porterebbe con sé altri problemi, per esempio per l’editoria, dal momento che le case automobilistiche sono anche tra i primi investitori pubblicitari.
Ma vediamo in cosa consistono le quattro proposte presentate per risollevare la situazione.
I primi destinatari sono le famiglie e i giovani. Sono soprattutto i privati infatti a determinare il calo più netto delle immatricolazioni. La proposta Unrae è di realizzare un piano triennale per il rinnovo del parco circolante.
In linea con gli obiettivi dettati dall’Europa sull’abbattimento delle emissioni di CO2, si propongono tre livelli di sostegno all’acquisto con alienazione di vetture con oltre 10 anni di età (Euro 2, 1, 0), basati sui bassi livelli di emissioni di CO2:
– 800 euro fra 120 e 96 g/km di CO2
– 1.200 euro fra 95 e 51 g/km di CO2
– 5.000 euro sotto ai 50 g/km di CO2
Nella stima elaborata dall’UNRAE questa misura dovrebbe consentire il recupero di circa 230.000 vendite aggiuntive nel corso dei prossimi 12 mesi. Il costo sopportato per l’operazione (circa 507 milioni di euro) sarebbe totalmente ripagato dal maggiore introito fiscale e, quindi, a costo zero per il bilancio dello Stato.
Un secondo intervento è rivolto al mondo delle auto aziendali.
In questo settore infatti la disciplina fiscale tra i diversi Stati dell’Unione Europea è tutt’altro che omogenea e l’Italia ha regole particolarmente restrittive. Uniformarsi alla media europea significherebbe portare l’ammortamento da quattro a due anni; poter dedurre il 100% delle spese invece dell’attuale 40%; detrarre interamente l’iva invece del 40% di oggi e non avere un tetto di spesa ammortizzabile, che al momento è invece di 18.076.
La terza proposta riguarda il tanto discusso e bersagliato settore delle auto di lusso.
L’inasprimento delle tasse su queste auto ha generato una fuga di clienti destinata a rendere poco credibile la previsione di incasso dal cosiddetto superbollo, che lo Stato indica in 168 milioni di euro. Il calo delle vendite stimato al 40% determinerà un minor gettito da IPT, IVA e bollo, valutato attorno ai 105 milioni di euro, e un aumento degli stock di vetture usate con deprezzamenti stimati del 30%, con conseguente notevole danno per gli operatori commerciali. E tutto questo senza considerare che c’è un vero e proprio boom di restituzioni di supercar a seguito dei controlli effettuati dalla Guardia di Finanza.
Secondo Unrae i controlli sono doverosi, ma la criminalizzazione di tutta una categoria, per altro proprio quella con maggiore possibilità di spesa, oltre a essere ingiusta finisce per essere un vero e proprio boomerang.
Infine una particolare attenzione al mondo dei concessionari. E’ necessario che le Banche recepiscano le raccomandazioni di Banca d’Italia e BCE nell’utilizzo dei 131 miliardi che gli sono stati assegnati al tasso dell’1%, liberando risorse per il credito e aumentando la fiducia verso l’affidabilità degli imprenditori virtuosi.
Sul versante del reperimento delle risorse per qusti interventi si è calcolato in 1 miliardo di euro quanto evaso da chi non paga la tassa di possesso. Da tempo si richiama l’attenzione su questo punto, soprattutto in considerazione del fatto che gli evasori sono facilmente rintracciabili attraverso i sistemi informatici esistenti e le risorse recuperate potrebbero essere utilizzate per il rilancio del settore.
Quattro proposte concrete, magari discutibili, ma che stranamente non hanno riscosso particolare interesse né da parte della classe politica né, cosa doppiamente strana, dai media nazionali. Un silenzio difficile da spiegare, soprattutto per un settore che è fondamentale per l’Italia da un punto di vista economico, storico e di immagine internazionale.