Con il mercato dell’automotive in crisi nera da un anno a questa parte e con la famiglie che sempre più spesso rinunciano a usare la macchina per via dei prezzi sempre più proibitivi del carburante, l’auto elettrica potrebbe essere un’alternativa per molti, soprattutto coloro i quali si muovono in contesti urbani. Ieri a Milano, in occasione della presentazione ‘Una scossa alla città”, Jacques Bousquet ha fatto il punto su questo mercato emergente e sugli incentivi appena varati dal governo. Ilsussidiario.net ha contattato Thierry Boch, presidente di E-power.me ed ex direttore marketing di Bmw Italia, per chiedergli cosa ne pensa dello stato dell’arte sul mercato dell’auto elettrica in Italia. Non è sembrato molto ottimista. Vediamo perché.
Oggi a Milano Jacques Bousquet, presidente Unrae, ha fatto il punto sull’auto elettrica in Italia con riferimento anche agli incentivi appena varati dal governo. Qual è la sua opinione in merito?
La mia opinione è che gli incentivi, così come sono passati, sono assolutamente inutili e insignificanti. Da un punto di vista quantitativo sono pochi e dunque inutili. Mentre da un punto di vista di come sono strutturati invece sono insignificanti: perché andranno allocati e drenati da motori endotermici e a piccola cilindrata o motori a gas, comunque non elettrici, per la parte destinata ai privati; mentre per la parte destinata alle aziende… bhe mi dica lei quale azienda può permettersi di rottamare un’auto del suo parco per averne una nuova elettrica.
Cosa sarebbe stato meglio fare?
Sarebbe stato meglio non far niente. Quantomeno avremmo recuperato sei mesi di mercato che si è completamente bloccato in attesa degli incentivi. Invece di incentivi fatti così, senza un pensiero strutturato alle spalle, sarebbe stato molto più intelligente adottare interventi di tipo strutturale per quanto riguarda l’incentivazione dei veicoli elettrici, non per forza di valenza economica.
A cosa sta pensando?
Forse sarebbero bastate delle semplici delibere per aprire il centro delle città, le corsie preferenziali o i parcheggi gialli e blu alle auto elettriche. Misure di questo tipo, in una fase del mercato embrionale come quella attuale, avrebbero sicuramente avuto un effetto più importante nonché più economico per le casse dello stato.
Nissan, che oggi era fra i costruttori che sono intervenuti all’evento, ha appena siglato un accordo che consentirà, per la prima volta in Italia, di vendere le offerte relative alla mobilità elettrica di Enel in tutti i concessionari Nissan in Italia. In base all’accordo sarà possibile acquistare sia il veicolo elettrico Nissan che il pacchetto energetico necessario per l’utilizzo quotidiano che include l’offerta di una fornitura ”verde” di Enel Energia, l’infrastruttura Home Station per la ricarica e la card per l’accesso alle infrastrutture di ricarica pubbliche Enel. Può essere questo un primo passo per la diffusione delle auto elettriche in Italia?
Sicuramente l’auto elettrica necessita di essere alimentata. E sicuramente il modo primario che verrà utilizzato per farlo è la ricarica notturna nel proprio garage. Di conseguenza fornire delle soluzioni di ricarica presso le abitazioni è il miglior modo per poter mettere in moto questa prima fase di mercato. Enel propone la sua offerta, la stessa cosa fanno altre utility o multiultilities di energia. Ma in realtà se un utente vuole mettersi un contatore da 3, 6 o 10 kilowatt in garage e ricaricare l’auto con una presa schuko non è che non possa già farlo. Certamente la soluzione di Enel è ben confezionata ed evoluta. Non si tratta semplicemente di attaccare una presa al muro ma di avere uno strumento che permette di dialogare con il veicolo ottenendo costanti informazioni sul livello di ricarica.
Come giudica invece l’iniziativa di Bosch “eMobility Solution”, la soluzione integrata per la ricarica dei veicoli elettrici attraverso infrastrutture e servizi utilizzabili via web? E il progetto “Companies for eMilan”, nato dalla collaborazione tra Bosch e Arval, volto a creare un network di aziende virtuose interessate a diffondere la mobilità elettrica?
Questo progetto è interessante come laboratorio. Non si può pensare che abbia una valenza quantitativa importante ma sicuramente può essere da stimolo per un primo nucleo ristretto di aziende che si vogliono munire di veicoli elettrici sapendo dove è il punto più vicino di ricarica disponibile. Dopo di che, non dimentichiamo che un’auto elettrica è pensata per la mobilità urbana e subito ci si accorge che nella stramaggioranza dei casi la propria base di ricarica è più che sufficiente per l’autonomia necessaria nelle proprie ore di lavoro.
Anche oggi si sono espressi molti politici sul tema, ben assortiti per quanto riguarda i rispettivi incarichi e di diverso orientamento. Cosa sente di poter suggerire oggi a un amministratore locale o a un politico nazionale perché venga messa in atto una strategia seria di mobilità sostenibile?
Quello a cui assistiamo in questo momento sono tante e piccole iniziative scollegate fra loro, ma manca completamente un quadro generale, manca una strategia di medio lungo termine. Siamo nell’’ambito del piccolo cabotaggio. Niente di nuovo in Italia. Di fatto, lo ripeto, iniziative locali come aprire il centro città alle auto non inquinanti, riservando corsie preferenziali e parcheggi, sarebbe la soluzione migliore e che non impatterebbe nemmeno sulle casse della p.a. che sono vuote.
(Matteo Rigamonti)