Il Congresso degli Stati Uniti, posto di fronte alla sempre maggiore diffusione di fake news e in vista delle elezioni presidenziali che si terranno nel novembre del 2024, ha dato mandato al Segretario di Stato Anthony Blinken di creare all’interno del Dipartimento di Stato una cellula che sia in grado di contrastare la disinformazione. Il nome di questa cellula è Countering AI-Enabled Disinformation Task Force . La realizzazione di questa cellula ha richiesto un’autorizzazione specifica da parte della Commissione per le relazioni estere del Senato il 13 luglio. Tuttavia i dati significativi che meritano di essere sottolineati sono altri.
In primo luogo è evidente che durante questa amministrazione il Dipartimento di Stato sta acquisendo una maggiore importanza rispetto all’amministrazione precedente; in secondo luogo la normativa che regola l’attività di questa cellula non prevede neanche un meccanismo di coordinamento con la comunità di Intelligence, in modo particolare con l’ufficio del direttore dell’intelligence nazionale che ha un’unità dedicata appositamente al contrasto delle fake news denominata Foreign Malign Influence Center, nata a maggio del 2023. Anche se manca una coordinamento con la comunità di Intelligence, l’unità creata all’interno del Dipartimento di Stato lavorerà in modo sinergico con altre unità di analisi già presenti all’interno del Dipartimento e cioè con il Bureau of Cyberspace and Digital Policy, il Global Engagement Center (Gec) e il Bureau of Intelligence and Research (Inr).
Si tratta dunque di una vera e propria task force che dovrà identificare la disinformazione estera e che sarà utilizzata come un potente strumento diplomatico, come vettore di influenza nei confronti degli alleati.
Sempre all’interno del Dipartimento di Stato si prevede la realizzazione di un fondo per il cyberspazio per la connettività digitale per un importo di circa 150 milioni di dollari che saranno spalmati in cinque anni. Questo fondo, che sarà gestito direttamente dall’ufficio del segretario di Stato, sarà finalizzato anche ad aiutare i governi alleati a rafforzare la loro resilienza digitale.
Veniamo alla terza considerazione. La creazione di queste unità finisce per sovrapporsi a quella che già esiste all’interno dell’ufficio del direttore dell’Intelligence nazionale. Sovrapposizioni, queste, che sono tipiche del modo di procedere degli Stati Uniti, basti pensare ai numerosi contrasti che ci sono stati anche durante la guerra fredda tra l’Fbi e la Cia oppure tra la Cia e l’Nsa.
Quarta considerazione. Gli Stati Uniti non hanno mai fatto mistero di spendere cifre enormi per la sicurezza nazionale, cifre tuttavia che andrebbero spese in modo più oculato creando poche unità efficienti, non in competizione le une con le altre e soprattutto non solo finalizzate al perfezionamento tecnologico, vera e propria ossessione di tutte le amministrazioni americane, ma a rendere più efficienti gli agenti operativi. Sono, infatti, quest’ultimi a costituire la vera ricchezza di una agenzia di intelligence .
Quinta considerazione. Da un lato il Dipartimento di Stato porta avanti una propria strategia per contrastare le fake news e dall’altro lato (e ciò è certamente paradossale) anche l’Fbi ha da tempo costituito al suo interno una cellula preposta proprio al contrasto delle fake news.
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