Dopo quello che è stato “un lungo addio” (prendendo a prestito il titolo de bellissimo romanzo noir di Raymond Chandler) cominciato nei giorni del Festival di Sanremo 2020, adesso è ufficialmente arrivato il momento della pensione per Vincenzo Mollica: a 67 anni lo storico giornalista e volto Rai saluta tutti e, come era prevedibile, comincia invece il tempo dei bilanci e del guardarsi indietro dopo oltre 40 anni di onorata carriera, tra interviste e racconti dei più importanti festival e kermesse legate al mondo della televisione e del cinema. “Del mio lavoro conservo solo le cose importanti, il resto è nella mia testa” ha raccontato Mollica in una intervista concessa a Il Venerdì che, va ricordato, da tempo è debilitato non solo dal morbo di Parkinson ma pure dal diabete mellito di tipo 2: infatti la sua casa non pullula affatto di oggetti, memorabilia, dediche e dischi come ci si aspetterebbe ma per quello che è diventato uno dei protagonisti più iconici del TG1 negli ultimi anni forse la memoria è qualcosa che si coltiva dentro di sé più che a livello collezionistico: “Il mio primo giorno al Tg era il 25 febbraio 1980, avevo solo 27 anni e ricordo che due giorni dopo di me fu assunto Enrico Mentana” ricorda Mollica che racconta pure come nella sua lunga carriera, passata attraverso ben 27 direttori e tante ‘stagioni’ politiche, quello in cui lui non è mai cambiato è l’approccio al lavoro, ovvero portando sullo schermo le sue passioni.

VINCENZO MOLLICA, “IO BUONISTA? NO, E’ CHE NON AMAVO LE STRONCATURE MA…”

E nella lunga chiacchierata di Vincenzo Mollica con Il Venerdì di Repubblica è pure emerso come lui sia uno dei decani dei Festival di Saremo seguito, oltre che delle cerimonie di consegna degli Oscar, anche se è interessante soprattutto quando apre il suo cassetto dei ricordi e parla delle personalità che più hanno influito, tra cui ovviamente Federico Fellini: “Lui è stato la mia università: spesso mi telefonava a casa e mi invitava a cena, poi salivamo sulla mia Uno rossa e scorrazzavamo per Roma…” rivela Mollica che, invece, a proposito del rapporto del regista romagnolo con Marcello Mastroianni (“Lo considerava il suo alter ego”). Ma come si diventa… Vincenzo Mollica e quale è il segreto del suo lavoro? “A Saxa Rubra c’è un armadio con tutte le mie interviste, solo di Benigni ho 63 cassette… Per raccontare una buona storia non bisogna avere fretta ma devi lasciarla respirare in te e asciugare il superfluo andando dritti al cuore delle cose” spiega, anche se a suo dire si tratta sempre di una fatica. E dopo l’accenno alla sua cecità e all’aiuto di sua moglie Rosemarie per andare a lavoro (e di… Siri per le ricerche), Mollica chiude tornando su quella critica di Aldo Grasso che lo definì ‘una iperbole di bontà’: “La verità è che io ho sempre parlato di chi meritava e piuttosto che una stroncatura ho sempre preferito l’ironia… Non sono buonista ma non mi piacciono le domande inquisitorie” chiosa il giornalista che pare sapere già come affrontare la pensione e il vuoto che si spalanca di fronte a molti: “Farò mia la lezione di nonna Noemi che era cuoca e da bambino mi disse ‘Ricordati di inseguire sempre le cose che ti rimangono’…”.