La proposta sollevata dal Ministro Roberta Pinotti prosegue tra critiche, apprezzamenti e richiesta di chiarimenti a riguardo della possibilità di un ritorno al Servizio Civile obbligatorio. È di oggi ad esempio la nota del Cnesc – Consulta nazionale enti di servizio civile – che pone una questione importante al ministro della Difesa: «Siamo grati anche alla ministra Pinotti per aver sollecitato l’ampliamento del servizio civile a tutti i giovani che vogliono farlo», scrivono gli enti riuniti sul Servizio Civili, ma poi precisano, «ci si chiede se ci siano,“invece, minacce che spingono al ritorno alla leva obbligatoria, civile e militare. Nel caso sarebbe bene conoscerle e discuterne». L’obbligo al servizio civile insomma deve essere chiarito al più presto se inteso come un ampliamento della volontarietà e o una vera e proprio leva civile obbligatorio (che potrebbe così aprire al ritorno della leva miliare per tutti).
Lo Cnesc conclude poi nella sua nota, «Chiarita la posizione su obbligo o volontarietà – sottolinea -, accogliamo pienamente la sfida di rendere complementari il servizio civile e quello militare, per una comune difesa della patria». In giornata è tornata sull’argomento lo stesso Ministro Pinotti, commentando «Non ho parlato di leva obbligatoria, ma di un progetto degli alpini per coinvolgere i giovani al servizio civile universale; diverse nazioni europee stanno rivalutando una partecipazione dei cittadini a un servizio allo Stato e che anche in Italia si sta pensando a un progetto che possa coinvolgere le aspettative dei giovani che vogliono servire lo Stato». (agg. di Niccolò Magnani)
In occasione della 90esima adunata nazionale degli Alpini tenutasi a Treviso, il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, si è espressa sulla possibilità di un servizio civile obbligatorio mirato alla formazione dei più giovani, con competenze in ambito di sicurezza sociale e protezione civile. Un’idea niente affatto “obsoleta” ma anzi già affrontata in altri Paesi come Svezia e Francia e che partirebbe dalla proposta di una “legge” che prevede una forma di ferma obbligatoria per l’utilizzo di giovani in ambiti di sicurezza sociale. Dopo l’impossibilità a riproporre in Italia il vecchio servizio di leva obbligatorio, accantonato il primo gennaio 2005 (anche se fonti interne agli alti comandi dell’Esercito hanno puntualizzato come la leva militare non sia stata abolita ma solo sospesa), il ministro della Difesa intende ripartire dal servizio civile obbligatorio. Un dibattito questo, che non può essere trascurato, almeno stando alle parole della Pinotti, riproposte da Corriere.it: a sua detta, in vista di missioni internazionali c’è bisogno di militari professionalmente preparati. Eppure in questo caso “la leva obbligatoria non sarebbe lo strumento più idoneo”. A detta del ministro, dunque, il servizio civile permetterebbe a tutti i giovani italiani (uomini e donne) un “momento unificante” e non solo nelle forze armate, potendo scegliere dove esercitarlo. La proposta del ministro Pinotti avrebbe già visto il consenso degli alti gradi delle forze militari presenti ieri all’evento.
Sulla base della proposta di legge ventilata dal ministro della Difesa Roberta Pinotti e relativo ad un servizio civile obbligatorio, il quotidiano Il Secolo XIX ha proposto alcuni dati. In generale oggi il servizio civile vanta risultati piuttosto soddisfacenti. Gli ultimi dati disponibili su scala nazionale risalgono al 2015 e parlano di oltre 35 mila ragazzi che hanno preso parte ai numerosi progetti proposti dal servizio civile e che spaziano dall’associazionismo al sostegno agli anziani, fino alla tutela del territorio. Al Sud e nelle Isole in particolare l’adesione al servizio civile è sempre stata caratterizzata da numeri importanti, trend positivo che si è confermato anche nel 2015, quando il numero di domande presentate ha raggiunto il 56,31% (ogni due domande una è presentata nel Meridione). Numeri che tendono ad essere leggermente più bassi nel resto d’Italia rispetto all’anno precedente: al Nord si parla del 23,14%, mentre al Centro del 19,09%. Minima, infine, la percentuale all’Estero, che non arriva neppure al 2% (1,46%).