L’articolo di Intiglietta contiene riflessioni in larga parte condivisibili ed evidenziate dall’Ance nel corso degli ultimi anni.
La nostra denuncia ha riguardato la fine di un flusso finanziario costante dopo la soppressione della contribuzione Gescal, l’obsolescenza di una normativa di settore vecchia di 40 anni, la confusione nei rapporti istituzionali Stato-Regioni perennemente confliggenti, il ricorso a programmi speciali basati su procedure con tempistica indeterminata e il mancato avvio di un’efficace azione di riqualificazione urbana, basata tutt’oggi sul tabù della conservazione rispetto alla demolizione e ricostruzione nonché sul mancato inserimento della politica della casa in quella della città.
I tempi sono cambiati, non serve un nuovo piano, ma un piano nuovo nei contenuti, nella logica dell’urbanistica per operazioni.
Il tema centrale è, comunque, quello delle aree.
È inutile parlare di social housing se l’amministrazione non immette sul mercato aree a costo zero, evitando così che siano compressi i costi di costruzione a danno della qualità e della sostenibilità ambientale dell’intervento.
L’assegnazione di queste aree deve avvenire in una logica di concorsualità che esalti il valore progettuale e l’innovazione.
Al centro vi è, poi, la necessità di semplificare le procedure che dilatano a dismisura i tempi eliminando passaggi superflui e ponendo termini perentori.
Sempre ai fini del bilanciamento economico devono essere previsti programmi misti per la vendita e la locazione secondo una forbice di percentuali variabili in relazione anche alle singole realtà territoriali.
Auspicabile è anche, specialmente in questo periodo, l’intervento sui mutui e tassi per calmierarli, sul modello dell’edilizia agevolata che ha dato risultati positivi comprovati dall’esperienza applicativa e che dovrebbe quindi essere riproposto.
Con riferimento specialmente ai giovani e ai ceti medi si potrebbe altresì riproporre la formula della locazione con patto di futura vendita, capitalizzando così i canoni di locazione versati e consentendo all’impresa di rientrare dell’investimento in un arco temporale di dodici/quindici anni in modo da avviare nuovi interventi di edilizia sociale.
In materia fiscale, l’Ance propone da tempo la tassazione dei redditi da locazione con aliquota unica, in analogia con gli investimenti mobiliari, accompagnata dalla detraibilità per l’inquilino di una quota fissa dell’affitto.
Sulla disponibilità dell’impresa a partecipare alla soluzione del problema del social housing, è sufficiente ricordare l’esperienza maturata negli ultimi 30 anni nel campo dell’edilizia agevolata e convenzionata, nonché l’atteggiamento positivo dell’Ance nei confronti del piano casa recentemente varato dal Governo, il quale potrebbe rappresentare, se gestito correttamente, una proposta di natura strutturale per riattivare l’housing sociale, riconoscendo la centralità dei comuni e dell’imprenditorialità edile come veri operatori territoriali.
(Paolo Buzzetti, Presidente Ance)