Entro martedì prossimo un gruppo di tre organizzazioni, in rappresentanza di 34 associazioni, presenterà un ricorso alla Corte europea di Strasburgo sui diritti dell’uomo contro la sentenza sul caso di Eluana Englaro.
Lo si apprende dai legali che stanno curando la stesura dell’atto, Rosaria Elefante e Alfredo Granata, per conto di Vive onlus, Federazione nazionale associazioni trauma cranico e Rete.
«Impugneremo sia il decreto emesso dalla Corte d’appello di Milano a luglio, sia la sentenza della Cassazione di ieri», fanno sapere i legali.
Violazione della carta dei diritti dell’uomo, della convenzione di Oviedo del 1997 sui diritti dell’uomo e la biomedicina e della convenzione Onu del 2006 sui disabili, sono le tre direttrici sui cui si muoverà il ricorso. Ma secondo i legali, oltre alle carte internazionali, sarebbero state «violate anche le procedure italiane – sostiene Elefante -. Il decreto della Corte d’appello, infatti, ha ichiarato come “passata in giudicato” la parte relativa allo stato di Eluana Englaro e alla sua irreversibilità. Ma non può sussistere un “giudicato” sulla situazione di salute di un soggetto. Questo – afferma l’avvocato – è solo un espediente tecnico-processuale».
«Questo ricorso – sottolinea Elefante – è espressione di un interesse collettivo e viene promosso perché, a seguito della sentenza di ieri, non si aprano le porte a forme di eugenetica. Si tratta di un’azione a tutela anche di tutte le famiglie che hanno un congiunto in stato di vegetativo». Per presentarlo, le associazioni hanno dovuto attendere che su chiudesse l’iter giudiziario in Italia.
«È un’ultima chance, dopo che si sono esperite tutte le altre vie», afferma l’avvocato.