Il primo a svelare il funzionamento della “Bestia” di Matteo Salvini è stato Alex Orlowski, digital analyst che è impegnato da anni in una battaglia per la democratizzazione del web. Ospite di Mezz’ora in più, ha parlato di Facebook e di quanto rivelato dalla whistleblower Frances Haugen, che in realtà era già noto. “Ma l’intervento è stato importante per farlo rimbalzare”. Ma per Orlowski il problema risiede anche negli algoritmi. “Se non sappiamo come funzionano, è facile cadere con pochi click in un mondo che ci rimbalza le stesse notizie o le paure che abbiamo, rafforzando il nostro pensiero”. Orlowski ha citato l’esempio dei no vax. “Abbiamo fatto una prova. Bastano tre click e nel giro di un’ora vedi solo li stessi contenuti contro Green pass, vaccini e contenuti di odio”.
C’è poi il problema dei gruppi chiusi, che sono controllati solo da algoritmi per ragioni di privacy, per cui l’opera di monitoraggio è farraginosa. Il “peggio” per Alex Orlowski si trova su Telegram, dove non si diffondono solo fake news, ma anche materiale violento, pedopornografico, con pochi e scarsi controlli.
ALEX ORLOWSKI TRA “BESTIE” SOCIAL E FAR WEST
Quando Lucia Annunziata le ha chiesto se il ‘processo di ingerenza’ della politica sui social è usato più a destra o a sinistra, Alex Orlowski ha spiegato che non bisogna fare distinzioni. “È usata da tutti”. In Italia il primo è stato la Casaleggio Associati, che ha creato una community. Il più “bravo” resta Luca Morisi. “Una macchina ben fatta tecnicamente è la sua”. Ma in Italia gli enti competenti non guardano cosa succede nei social. “Ci sono dei terms of service, basterebbe che qualcuno dicesse di far rispettare le regole che loro stessi hanno scritto”. Si è creato un far west che può avere gravi conseguenze: “In Europa siamo messi molto male, peggio degli Stati Uniti, a causa della frammentazione, per il mancato lavoro delle commissioni europee e dei nostri enti nazionali”, ha concluso Alex Orlowski.