«Una vergogna per l’India, la nostra Patria»: così il premier Manmohan Singh e il cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai, hanno definito il pogrom contro i cristiani scatenatosi dal 23 agosto in poi nello Stato dell’Orissa e diffuso poi in altri 6 Stati della Confederazione. Il bilancio, riporta il direttore di Asianews padre Bernardo Cervellera, è terribile: più di 60 uccisi anche fra orribili torture; oltre 180 chiese (cattoliche e protestanti) distrutte; migliaia di case incendiate; conventi, ostelli, alloggi per giovani, ospedali e centri sociali devastati. Ancora oggi almeno 50 mila cristiani, sfuggiti al massacro vivono nelle foreste vicine, nel terrore, senza abiti, né cibo, o sono rinchiusi in insicuri campi di rifugio approntati dal governo.
La fiaccolata – Per ricordare quanto sta accadendo ai cristiani dell’india il Pime ha organizzato una fiaccolata e una veglia di preghiera sabato 22 novembre. Il gesto inizierà alle 19.30 nel Duomo di Milano, la fiaccolata terminerà poi alla chiesa di Santo Stefano, dove alle 20.30 seguirà la preghiera. Alla fiaccolata hanno già aderito la Pastorale Missionaria e la Pastorale dei Migranti della Diocesi di Milano, la Caritas Ambrosiana, le Parrocchie della zona Torino/Ticinese di Milano, l’Istituto di Maria Ausiliatrice di via Timavo a Milano e l’Istituto di Maria Ausiliatrice di Pavia, le Suore Missionarie della Carità di Baggio, le Suore di S. Maria Bambina di Milano, il Segretariato Sociale S. Riccardo Pampuri, Don Rigoldi Comunità Nuova, la Parrocchia di S. Vincenzo in Prato, l’Acli Milano, le Suore Missionarie dell’Immacolata di Milano.
Orissa – Lo Stato del nord-est indiano, non è nuovo a queste ondate di persecuzione. Nel ’99 un estremista indù ha ucciso – bruciandoli vivi – il missionario australiano Graham Staines e i suoi due figli, insieme alla scuola dove lui lavorava. Lo scorso dicembre, alla vigilia di Natale, l’organizzazione fondamentalista indù (Vishwa Hindu Parishad, Vhp) ha ucciso e bruciato, al comando dello swami Laxmanananda Saraswati, uno dei capi del Vhp. L’ultimo sussulto di persecuzione è avvenuto proprio dopo la morte dello swami ad opera di un gruppo terrorista maoista la sera del 23 agosto. Sebbene anche alla polizia fossero chiari gli autori dell’assassinio dello swami, alcuni capi del Vhp hanno subito dato la colpa ai cristiani e durante le cerimonie funebri del guru, migliaia di radicali indù hanno dato inizio al pogrom al grido «uccidete i cristiani! Distruggete le loro istituzioni!».