Dottor Saladino, noi conosciamo tutto della sua agenda, delle sue frequentazioni politiche bipartisan, può dirci per che cosa è indagato, di che cosa è accusato?
È la domanda che continuo a pormi. Sono ancora in attesa di essere interrogato per sapere qual è il reato che mi viene contestato, dove l`avrei commesso e con chi… In tutti questi quattro anni di procedimento a mio carico, nell`ambito dell`inchiesta Why Not, è stato tinteggiato solo un quadro vago e indistinto di rapporti, ma non mi è stata contestata personalmente in un contraddittorio alcuna accusa definita e specifica, in modo che potessi difendermi. A oggi sono solo un semplice “indagato”, e quindi un soggetto di cui istituzionalmente non si sarebbe neppure dovuto conoscere il nome.
Mai interrogato?
Nell`ambito di Why Not, il mio avvocato ha richiesto sette volte al dottor De Magistris e tre alla Procura generale, che io venissi interrogato, ma non è mai successo. Anzi, nell`ultima perquisizione disposta dalla Procura di Salerno, è statoportato via tutto il materiale difensivo che avevo accumulato perprepararmi all`interrogatorio.
In che cosa consisteva il suo lavoro in Calabria?
Le società per cui lavoravo si occupavano una di lavoro interinale (somministrazione), l`altra di collocamento privato. In tale veste non offrivano posti di lavoro, ma semplici opportunità, perché è l`azienda o ente destinatario a scegliere di tenere o meno le persone proposte. In sostanza, coglievo le opportunità della legge Biagi. Da notare che le due società devono avere regolare autorizzazione dal ministero del Lavoro. Quindi la loro attività era sottoposta aun continuo controllo pubblico. Un particolare non da poco e che molto frequentemente quanto fatto non aveva come obiettivo primario l`utile, ma una ricaduta sociale, tant`è che molto spesso le persone proposte erano soggetti socialmente deboli. In Calabria, anche per il giovane laureato o diplomato, l`alternativa non è fra lavorare e non lavorare, ma fra non lavorare e lavorare a servizio (direttamente o indirettamente) di poteri criminali.
Lei si è trovato al centro di un affaire che secondo Di Pietro ha portato alla caduta del governo Prodi. Poi è stato fonte di un inedito scontro tra due Procure con sequestri e contro-sequestri che ha mosso a un intervento straordinario il presidente della Repub- blica. Qual è la sua situazione adesso?
Ho sempre tentato di svolgere il mio lavoro con scrupolo e per farlo ho cercato di stabilire buone relazioni con tutte le persone che potevano aiutarmi. Ne è derivata una grande quantità di contatti di tutti gli strati sociali. La mia azione si è sempre fermata qui. Mettere in relazione il mio lavoro con la caduta di un governo o con i problemi che sorgono tra due Procure, mi sembra esagerato. Sono quattro anni che sto subendo il danno di immagine che questa situazione ha creato. Senza contare il danno biologico subito dalla mia famiglia che nulla ha fatto per meritarsi i disagi che ha dovuto subire.
Di Di Pietro ha già detto, che rapporti aveva con Mastella e Prodi?
Con Prodi abbiamo avuto scambi di vedute sulla legge Biagi. Gli feci anche pervenire una memoria sui pro e contro dell`applicazione della legge stessa. Mastella l’ho incontrato in qualità di ministro della Giustizia in occasione di un progetto di reinserimento nel mondo del lavoro dei carcerati, progetto che seguivo insieme alla Cooperativa Giotto di Padova.
E con esponenti del Pd?
Ne ho incontrati vari, sempre per questioni che riguardavano l`utilizzo della legge Biagi come strumento per creare il più possibile occupazione e, in particolare, per dotare la pubblica amministrazione di professionalità specifiche.
I giornali la presentano come un crocevia di affari e politica, cosa (e quanto) ci ha guadagnato?
Più che guadagnare, ho perso. Ho dovuto di fatto chiudere l`attività licenziando le persone che collaboravano con me.
Che cosa fa adesso?
Per occuparmi del problema del lavoro in Calabria nel 2000 mi ero licenziato da veterinario capo della Regione. Ora sono senza lavoro.
Ha da rimproverarsi qualcosa?
Sì, di non essermi preoccupato a sufficienza del rischio che si corre in questo Paese quando si fa un’attività riformista nel mondo del lavoro, anche se un segnale lo avevo avuto prima quando il prefetto di Milano mi assegnò la tutela e poi quando il ministero degli Interni mi assegnò la scorta a seguito delle azioni intimidatorie che subivano le agenzie di lavoro interinale.
Lei gira tranquillamente per Lamezia Terme?
Certamente. E quelli che incontro mi fanno quasi tutti la stessa battuta: “Dottò, non si preoccupi, è tutta politica”.