Parma – E’ iniziato questa mattina all’auditorium Paganini di Parma il processo per accertare le responsabilità del crak Parmalat, una voragine di 14 miliardi di euro che ha danneggiato 200mila risparmiatori. Il presidente della Corte, Eleonora Fiengo, è entrato in aula assieme al giudice Mario Vittoria e al collega Alessandro Conti poco prima delle 10.
Il tribunale, dopo aver sentito questa mattina le parti, ha deciso di rinviare l’udienza al 6 maggio. Un’altra udienza è già fissata il 13 giugno. Questo si è reso necessario, secondo il presidente Fiengo, per «meditare adeguatamente» dal momento che le richieste della difesa dei 65 imputati (di riunificare i filoni del processo) e quelle della Procura (di procedere separatamente), necessitano di un «ulteriore approfondimento».
Assente Calisto Tanzi – In aula erano presenti un centinaio di avvocati. Gli imputati che assistono all’udienza sono 56, con l’assenza dell’ex patron di Parmalat, Calisto Tanzi. La difesa dell’ex patron di Parmalat, ha comunque assicurato che il loro assistito «parteciperà attivamente al processo, oggi non è presente perché non sapevamo che cosa sarebbe successo. E’ a casa a fare il nonno» ha spiegato l’avvocato Gianpiero Biancolella, precisando che per prima cosa chiederà «la riunificazione» dei vari filoni in cui il caso è stato separato».
Gli altri imputati – Tra i 56 imputati, divisi in vari filoni d’inchiesta, molti dovranno rispondere dell’accusa di bancarotta fraudolenta e associazione a delinquere. Dei 200mila risparmiatori danneggiati per la malagestione dell’azienda di Collecchio, 33mila sono probabilmente parti civili. I cinque tronconi d’inchiesta sono: Parmalat (23 imputati, alcuni dei quali a giudizio anche in altri procedimenti paralleli), Parmatour (32 imputati), Ciappazzi (8), truffa alla società Emilia Romagna Factor (2), Ributti (1). Sono 125 le udienze previste. Gli avvocati della difesa chiedono la riunificazione di tutti i tronconi d’inchiesta.
Unificare i filoni di inchiesta – Gli avvocati della difesa di Calisto Tanzi chiedono l’unificazione dei filoni d’inchiesta che ha portato all’accertamento di un buco di 14 miliardi di euro, ai danni di 200mila risparmiatori. «Proprio per cercare una ricostruzione il più fedele possibile agli accadimenti – spiega l’avvocato Gianpiero Biancolella – noi abbiamo sempre ritenuto che soltanto un processo unitario potesse portare a ciò. E’ pacifico che una suddivisione dei processi crea grosse problematiche». «Quello che si discute oggi – continua l’avvocato della difesa – che è il processo contro gli amministratori, dovrà poi essere replicato per condotte praticamente identiche negli altri procedimenti se ci saranno i rinvii per i rappresentanti del ceto bancario. Quindi una duplicazione che a noi sembra inutile».
33.500 teste – La difesa ha annunciato nei giorni scorsi che presenteranno al processo oltre 33mila persone a testimoniare. «I testi li abbiamo citati perché il codice li prevede» commenta il collega della difesa Filippo Sgubbi. «Nessuno, né tantomeno la difesa Tanzi, ha voluto fare una provocazione quando sono stati presentati come lista testi i 33.500 risparmiatori che si sono costituiti parte civile» ha risposto Biancolella ai cronisti che gli domandavano se la decisione altro non fosse stato che un tentativo di rimandare il processo oltre i termini di prescrizione.
Le dichiarazioni del finanziere che scoprì il crack – Dal Tg1 delle 20:00 del 13/03/2008
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