Il fatto – L’incidente è avvenuto ieri mattina intorno alle 6:30 durante le operazioni di pulizia di una cisterna nello stabilimento Socatri, azienda del gruppo Areva, in attività dal 1975 nel distretto di Vauclause, a circa 40 chilometri da Avignone. Una prima ricostruzione della dinamica dell’incidente è arrivata dalla portavoce dell’agenzia per la sicurezza francese (l’Asn), Evangelia Petit: i trentamila litri di liquido contentente uranio (12 grammi di uranio per litro), durante alcune operazioni di pulitura si sarebbero riversate accidentalmente al suolo arrivando fino al canale vicino che ha trasportato il liquido infetto nei due fiumi La Gaffière e L’Auzon nel sud della Francia. «Una parte della soluzione — ha precisato il direttore della sicurezza dell’Istituto di radioprotezione e sicurezza nazionale (Irsn), Thierry Charles— è stata recuperata, un’altra si è diluita nei corsi d’acqua e la terza fortunatamente non ha raggiunto la falda freatica».



L’allarme è rientrato quasi subito: il responsabile della comunicazione della società Socatri, Gilles Salgas, ha infatti affermato che: «È la prima volta che si verifica un incidente del genere e su una scala di incidenti nucleari che va da 0 a 7 dovrebbe essere classificato a livello 1». A confermare questa tesi l’Asn che ha parlato di «rischio “debole” per la popolazione». Dello stesso parere le autorità locali che hanno comunque preso misure di precauzione: nei comuni di Bollèn e, Lapalud e Lamotte- du-Rhône sono stati vietati la presa d’acqua dai pozzi e l’impiego dell’acqua dei fiumi per irrigare i campi. Vietati anche la pesca, il consumo di pesce e i bagni nelle acque inquinate.



Le polemiche – Le dichiarazioni rassicuranti delle autorità competenti non sono servite ad evitare che si riaprissero le polemiche sulla nucleare, tema divenuto ancora più scottante dopo l’annuncio del presidente Nicolas Sarkozy di voler aumentare il numero delle centrali sul territorio nazionale, che attualmente sono 53. Dure critiche da parte della Commissione di ricerca e d’informazione indipendente sulla radioattività (Criirad) che ha denunciato la «mancanza di affidabilità» della centrale di Tricastin, spiegando che «il rischio sanitario è effettivamente lieve, ma questo incidente, non trascurabile, giunge in seguito a un numero crescente di altri incidenti, che mostrano un degrado della gestione delle scorie su un sito destinato invece a svilupparsi». Per non parlare del modo di dare informazioni sull’accaduto: «l’utilizzo dell’unità di misura della massa (il grammo) – ha aggiunto il Criirad – invece di quella della radioattività (il becquerel) non rende conto dell’ampiezza della fuga». La perdita, conclude la commissione, avrebbe riversato nei fiumi «uno scarico più di 100 volte superiore al limite annuale».



Ancora più aspro l’attacco di Sortir du Nucleaire, una famosa organizzazione ecologista: «È impossibile che una diffusione di uranio di tale entità non abbia conseguenze importanti sull’ambiente e forse anche sulla salute della popolazione».