L’idratazione e l’alimentazione che tengono in vita Eluana Englaro non possono essere sospese: il personale sanitario verrebbe meno, in tal caso, ai suoi obblighi professionali e di servizio. È questa la risposta che il direttore generale della sanità della Regione Lombardia, Carlo Lucchina, ha inviato nella giornata di ieri in una lettera a Beppino Englaro, padre di Eluana.
Nei giorni scorsi i legali della famiglia Englaro avevano presentato un’istanza alla Regione perché individuasse la struttura sanitaria in cui si potesse sospendere il trattamento di sostegno che tiene in vita Eluana, dando così attuazione alla sentenza della Corte d’Appello di Milano che aveva autorizzato la sospensione delle cure. La risposta della Regione all’istanza inoltrata da Englaro non si è fatta attendere ed è stata resa nota ieri.
«La richiesta da Lei avanzata – si legge nella lettera – non può essere esaudita in quanto le strutture sanitarie sono deputate alla presa in carico diagnostico-assistenziale dei pazienti. In tali strutture, hospice compresi, deve inoltre essere garantita l’assistenza di base che si sostanzia nella nutrizione, idratazione e accudimento delle persone».
Nella lettera viene inoltre sottolineato come negli hospice possano essere accolti solo malati in fase terminale. «Il personale sanitario che procedesse, in una delle strutture del Servizio Sanitario, alla sospensione dell’idratazione e alimentazione artificiale – scrive Lucchina – verrebbe dunque meno ai propri obblighi professionali e di servizio anche in considerazione del fatto che il provvedimento giurisdizionale, di cui si chiede l’esecuzione, non contiene un obbligo formale di adempiere a carico di soggetti o enti individuati».
Beppino Englaro ha dichiarato che andrà avanti, trattandosi ormai «solo di una questione legale». «C’è un decreto e deve essere eseguito – ha ribadito Englaro – quindi seguiremo tutte le vie legali perché ciò avvenga. Noi andremo fino in fondo, perché è questa la strada che stiamo seguendo. Ora vedremo dal punto di vista legale come superare quest’altro ostacolo».
La notizia del no della Regione alla sospensione del trattamento ha subito scatenato le più svariate reazioni. Ilsussidiario.net ha chiesto all’avvocato Riccardo Marletta, che già è intervenuto su queste pagine a proposito del caso Englaro, di commentare la decisione della Regione Lombardia.
«Il decreto della Corte d’Appello – puntualizza Marletta – ha autorizzato il padre di Eluana e il curatore a interrompere il trattamento di sostegno ma non ha posto a carico di alcun soggetto alcun tipo di obbligo. Non ci sono altri soggetti chiamati in giudizio a carico dei quali spetta di intervenire, quindi da questo punto di vista la posizione della Regione mi pare legittima. Il servizio sanitario, è vero, è organizzato su base regionale, ma ciò non significa che la Regione possa (e tanto meno debba) individuare una struttura in cui effettuare un “trattamento”, l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione attraverso il sondino naso-gastrico, che la legge non prevede in alcun modo. Nel caso specifico, poi, si chiederebbe al personale medico di agire secondo canoni contrari agli obblighi professionali che i medici hanno. Non vedo come la Regione possa imporre ad un determinato soggetto o struttura di intervenire. Resta il fatto che effettivamente eseguire questo decreto può rappresentare un problema».
Beppe Englaro ha replicato alla lettera del direttore generale della sanità lombarda dicendo che c’è “un decreto che deve essere eseguito, e che seguirà le vie legali per farlo attuare. Viene spontaneo chiedersi quale potrà essere lo sviluppo della vicenda. «Mi aspetto che il padre di Eluana – prosegue Marletta – intraprenda un’azione legale, magari anche nei confronti della Regione, sostenendo che, avendo il Giudice riconosciuto il “diritto” all’interruzione del trattamento di sostegno, deve sussistere una modalità per dare esecuzione al decreto. Ma non credo che ciò possa significare porre a carico di determinati soggetti estranei al giudizio obblighi che il giudice non ha imposto».