Eluana Englaro è morta alle 20,10 nella casa di riposo “La Quiete”. Dopo diciassette anni di vita in stato vegetativo e di battaglia da padre del padre-tutore per sospenderle alimentazione e idratazione assistita, si è chiusa la vicenda personale di questa donna oggi trentottennne.
La notizia, confermata prima da fonti mediche e poi dalla stessa famiglia è stata commentata così dal padre Beppino: «Sì, ci ha lasciati, ma non voglio dire niente – spiega l’uomo tra le lacrime -. Voglio soltanto restare solo». «Non dovete preoccuparvi di me, – ha proseguito – ora voglio stare solo, non voglio parlare con nessuno. L’unica cosa che chiedo ai veri amici è di non cercarmi. Sono fatto così, chiedo che mi rispettino in questo modo». Vorrebbe, ora, che si spegnessero i riflettori, Beppino. Ma questo non è possibile.
La notizia della morte di Eluana si abbatte come un terremoto sull’aula del Senato intenta ad approvare il disegno di legge in materia di alimentazione e idratazione, figlio di quell decreto che il Capo dello Stato non ha ritenuto di emanare per la mancanza (valutazione contestatissima) dei requisiti di necessità e urgenza propri del decreto legge.
Nessuno se lo aspettava, solo qualche ora prima, infatti il prof. Defanti, il medico che l’aveva in cura, parlava di almeno 10-15 giorni perchè una donna con la tempra di Eluana cedesse alla fame e alla sete. Al punto che qualcuno, come il vicepresidente degli azzurri al Senato Gaetano Quagliariello, è arrivato a ipotizzare una illecita accelerazione della morte di Eluana, invocando accertamenti. Poi scoppia la bagarre. Tra le urla dell’aula, «Assassini» l’epiteto più pacato, si consumano scontri rusticani. Fini bacchetta aspramente Gasparri per aver imputato al Capo dello Stato responsabilità per la morte della donna, il Pd – ora sì, ricompattato – parla di «sciacallaggio» per bocca di Anna Finocchiaro e dal premier arriva il «rammarico» perchè « sia stata resa impossibile l’azione del governo per salvare una vita»
Intanto il Ministro Sacconi, tra coloro che più si sono esposti per salvare la vita a Eluana Englaro, torna a premere sull’acceleratore per cercare un accordo sulla legge sul “fine vita” ed evitare un altro “caso Englaro” raccogliendo consensi anche da parte dell’opposizione, i cui frutti vedremo nelle prossime ore. Ma, ormai, manca la spinta più importante: la speranza contro ogni evidenza, di arrivare in tempo.
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