Solo una settimana fa si parlava di una possibile liberazione di un ostaggio, oggi c’è la minaccia di decapitazione per tutti e tre. Si fa sempre più preoccupante la situazione per i tre ostaggi (l’italiano Eugenio Vagni, lo svizzero Andreas Notter e la filippina Mary Jean Lacaba) rapiti nelle Filippine dal gruppo di Abu Sayyaf, legato ai terroristi di Al Qaeda. Le autorità filippine hanno infatti annunciato che i rapitori, che hanno preso in ostaggio tre dipendenti della Croce Rossa lo scorso 15 gennaio nell’isola di Jolo, hanno minacciato di decapitarli se le truppe non si ritireranno dalla zona.
La situazione è precipitata martedì, quando le forze di sicurezza filippine hanno limitato l’accesso al rifornimento di acqua e viveri ai ribelli islamici. I soldati hanno circondato i sequestratori in una regione remota nell’isola di Jolo. «Stiamo cercando di logorare la loro resistenza impedendo l’accesso ai rifornimenti. In questo modo manteniamo la pressione senza dover ricorrere alle armi», aveva affermato il colonnello Edgard Arevalo. La scorsa settimana il capo della Croce rossa delle Filippine, Richard Gordon, ha detto che i militari hanno sprecato gli sforzi per liberare uno degli ostaggi quando il comandante locale ha prematuramente ordinato il ritiro delle truppe che davano la caccia ai ribelli.
L’annuncio della possibile decapitazione è stato fatto durante una telefonata tra Albader Parad, capo del gruppo terroristico, con un funzionario governativo, che non fa parte di coloro che conducono le trattative. I militari hanno respinto la richiesta di ritirare le truppe da Jolo, affermando che Abu Sayyaf non può essere preso sul serio. Infatti la scorsa settimana prima di annunciare la possibile liberazione di un ostaggio se i soldati si fossero ritirati, avevano detto che potevano decapitarne uno.