Il giorno dopo la visita del Papa rimangono vive le immagini della sua presenza e soprattutto le sue parole. Parole di speranza, insegnamenti da mettere in atto. La giornata di oggi ha registrato 24 ore intere senza scosse, l’ultima cinque minuti prima dell’arrivo di Benedetto XVI poi una tregua lunga. Un piccolo miracolo, così come aveva chiesto l’arcivescovo dell’Aquila. Una giornata, quella di oggi, che purtroppo ha visto ancora la pioggia come protagonista. Una coda di inverno che sembra non voglia smettere, che rende difficile sempre più la vita quotidiana.
Da ieri si parla di G8 in maniera sempre più concreta. Il Decreto del Governo ha imposto il Segreto di Stato. E a L’Aquila anche il G8 viene visto dalla gente come ancora di salvezza. L’impegno degli stati partecipanti ad adottare un monumento, una chiesa per farla tornare a nuova vita, restaurando, ricostruendo. Sono state firmate le prime ordinanze di agibilità delle abitazioni ma chi ha avuto il coraggio di rientrare in casa a dormire si può contare sulle dita di una mano.
Tra i tanti provvedimenti presi in questi giorni c’è anche quello dell’arcivescovo che ha permesso a tutti i parroci di poter celebrare all’aperto le messe, e i sacramenti come il battesimo ma anche i funerali. Per le cresime e le comunioni, invece, ha scelto le date del 31 maggio, Ascensione, e del 14 giugno, Corpus Domini. Un appuntamento ancora una volta da svolgersi nella piazza d’armi della Guardia di Finanza. Un luogo diventato sacro, sia per gli appuntamenti religiosi che si sono svolti, sia per il riconoscimento in quel luogo dell’unità della gente, del ritrovarsi uniti dopo la tragedia.
Ieri proprio nella Scuola della Finanza è venuta a trovarmi un’amica, stanca di non poter lavorare. Ma in molti uffici, lei lavora al Conservatorio, l’assenza di strutture impone il riposo forzato. Sempre ieri ho ritrovato, con immenso piacere, la voce amica di una persona di cui conoscevo solo il nome. Peppino. Per oltre tre mesi abbiamo mangiato, tavoli accanto, alla stessa trattoria. Qualche parola scambiata tra una portata e l’altra, una confidenza conviviale che ci aveva permesso, pur senza conoscersi, di avere cura l’uno dell’altro.
Dopo il terremoto, la distruzione della trattoria, non sapevo come poterlo raggiungere, per sapere come stava. È stato lui a trovarmi, grazie all’indirizzo mail che è scritto nei miei articoli. Un bisogno forte di ritrovarsi, di darsi appuntamento, di volersi rivedere. A me Peppino mancava dal giorno del terremoto. Mi sono trovato a pregare per lui, e ieri mi ha raccontato di avermi avuto in cuore, di aver capito che pur nella difficoltà stavo bene, grazie alla possibilità di potermi leggere. Anche lui mi ha ringraziato di questa vicinanza mediatica.
Quasi mi mettono in imbarazzo tutti questi ringraziamenti. Ma nel contempo mi accorgo di voler bene a tante persone, come Peppino. Non un bene che scaturisce da interessi comuni, magari banali. Un bene che arriva dal cuore, che mi porta a scoprire in queste persone che ho frequentato una presenza più grande, che mi aiuta a superare anche le difficoltà che ogni giorno incontro. Una vera appartenenza alla vita. Questo grazie anche a Peppino con cui spero di tornare presto a mangiare. Questa volta alla stessa tavola.
(Fabio Capolla)