Il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella risponde a Umberto Veronesi che aveva definito la vita di chi è in coma “artificiale”.
Il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, replica ad alcune dichiarazioni dell’oncologo sul biotestamento contenute in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Dove lo scienziato si era detto convinto che fosse meglio non legiferare in materia, piuttosto che emanare una legge che rendesse obbligatoria la “vita artificiale”. «Stupisce che un grande medico come Umberto Veronesi possa parlare di “vita artificiale” a proposito degli stati vegetativi o addirittura di qualunque persona sia “priva di coscienza e di vita di relazione”», ah detto la Roccella, ricordando che tale definizione «che includerebbe molte forme di disabilità o patologie come l’Alzheimer». Non cì bisogno di tirare in ballo la fede, dice il sottosegretario.
Sono sufficienti le conoscenze scientifiche su cui «il progetto di legge sul biotestamento si basa, per fornire le necessarie garanzie a tutela della vita». In particolare, «la ricerca, infatti, – ricorda – ha evidenziato che molte persone apparentemente non coscienti mostrano invece un’attività cerebrale inaspettata, su cui ancora si sta indagando; e non è affatto escluso che si possano trovare nuove terapie come potrebbero indicare alcuni casi di “risveglio” ottenuti con nuove e semplici tecniche».
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E’ sempre rimanendo nell’ambito della ragione scientifica che le teorie di Veronesi apparirebbero inesatte. «L’autodeterminazione, poi, su cui Veronesi tanto insiste –aggiunge la Roccella – non può essere un criterio assoluto scisso dal contesto scientifico, medico e relazionale: se fosse così, qualunque paziente potrebbe esigere da un medico un trattamento che quest’ultimo giudica inappropriato o persino dannoso».