Oggi la Chiesa cattolica celebra il beato Vincenzo Romano. Nato il 3 giugno del 1751 a Torre del Greco – cittadina napoletana di marinai, famosa per l’arte del corallo -, studiò nel seminario diocesano di Napoli, dove fu discepolo di s. Alfonso Maria de’ Liguori. Fu ordinato sacerdote il 10 giugno del 1775, mentre a 33 anni divenne parroco dell’unica parrocchia alla quale faceva riferimento tutta la popolazione della sua cittadina natale, la chiesa di Santa Croce, divenuta oggi Basilica Pontificia. Per 20 anni esercitò il suo ministero nella cittadina, dedicandosi con intensità all’impegno sociale, tanto da ricevere il soprannome di
“celebre faticatore”. Assistette, in particolare, i marinai che vagavano per il mondo per portare a casa di che vivere, e le loro famiglie, che spesso dovevano sopportare lunghissime attese, nella speranza del ritorno dei propri cari che non sempre avveniva. Quando il 15 giugno del 1794 un’eruzione del Vesuvio, alle pendici del quale si trova il paese, distrusse quasi completamente Torre del Greco, Vincenzo dedicò anima e corpo alla sua ricostruzione. Fece anche riedificare nuovamente la chiesa, che era andata distrutta e fece in modo che la nuova cittadina fosse più sicura e maggiormente al riparto da un’altra possibile eruzione. Viene ricordato, anche e soprattutto per ll suo “ministero della parola”: aveva una grande capacità oratoria, e un modo di parlare semplice e al contempo fluente, capace di farsi comprendere anche dai più semplici. Tra le altre cose, raccomandò la celebrazione del Rosario serale e scrisse un libretto perché i fedeli potessero seguire più facilmente la celebrazione della Messa, che allora era ancora in latino. Singolare il metodo da lui adottato della “sciabica” (il termine indica un tipo di pesca) che consisteva nell’avvicinare persone a gruppi o da sole con in mano un crocifisso. Dopo aver improvvisato una predicazione, li accompagnava nella chiesa più vicina, per pregare insieme. Nella sua abitazione, inoltre, mise in piedi una scuola per bambini, suddivisa per classi. Era solito recuperare risorse per riscattare i cittadini torresi finiti in schiavitù dei corsari, e si fece più volte mediatore tra gli armatori delle “coralline” e i marinai.
Morì il 20 dicembre del 1831. Ebbe modo, prima di spegnersi, di vedere ultimata, nel 1827, la basilica. E’ stato beatificato il 17 novembre del 1963 da Paolo VI.