Un ragazzino di 13 anni non vedeva il padre da quando ne aveva quattro e, quando se lo è trovato di fronte, lo shock emotivo lo ha fatto andare in coma. Per due giorni è rimasto in stato d’incoscienza, e tutt’ora è ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale Gaslini di Genova, dove era giunto in elicottero da Savona
CONVULSIONI E ARRESTO CARDIACO – Trovatosi di fronte al padre dopo nove anni che non lo vedeva, il ragazzino è stato preso da convulsioni, tanto da fare pensare in un primo momento a una crisi epilettica. Subito dopo ha riportato arresto cardiaco, e al padre Wali Ndiaye non è rimasto che portare M.H. al pronto soccorso dell’ospedale San Paolo di Savona. Quando le condizioni del ragazzino si sono aggravate, i medici hanno deciso di elitrasportarlo nel reparto di rianimazione dell’ospedale Gaslini. L’equipe che lo ha in cura spiega che la causa del grave malore è stato l’impatto emotivo per il ricongiungimento con il padre che non vedeva più da quando aveva quattro anni.
DAL SENEGAL ALL’ITALIA – Il padre infatti è un immigrato senegalese che lavora in Italia, e finalmente nei giorni scorsi la famiglia era riuscita a ricongiungersi. Wali Ndiaye vive a Savona, dove è riuscito a integrarsi, trovare un lavoro e imparare molto bene l’italiano. E’ stato lo stesso padre a raccontare ai medici la dinamica dell’incidente. Il professor Amnon Cohen, direttore della struttura di pediatria del San Paolo, ha dichiarato a Il Secolo XIX che «per fortuna tutto è finito per il meglio, il ragazzino non è più intubato, ed è uscito dal reparto di rianimazione dell’ospedale Gaslini dove era stato trasportato d’urgenza con l’elicottero». Il direttore di pediatria ha visitato il piccolo M.H. e spiega che l’arresto cardiaco è stato dovuto a una forma di shock piuttosto rara.
«Non è una causa frequente, è un fatto raro che può succedere – osserva Amnon Cohen -. L’arresto cardiaco può essere legato ad un forte impatto emotivo come quello di aver rivisto il padre dopo nove anni. È stata una circostanza insolita, ma che può succedere. È la diagnosi più plausibile. Almeno questa è la nostra diagnosi, alla luce anche degli esami clinici a cui il ragazzino tredicenne è stato sottoposto. Nulla infatti è emerso di anomalo o particolare per giustificare le crisi che ha avuto».
IL PARERE DELLO PSICHIATRA – Ilsussidiario.net ha intervistato lo psichiatra Alessandro Meluzzi per comprendere da dove può nascere lo shock emotivo in grado di portare le persone al coma e all’arresto cardiaco.
Lo shock emotivo, come quello subito dal ragazzo africano, si manifesta in soggetti particolari o può capitare a qualunque persona?
Tutto va contestualizzato, anche uno shock emotivo. Quello che per una persona può esserlo, per un’altra non lo è. Facciamo un esempio. Un funambolo che cammina su una corda non avrà alcun shock emotivo, se su una corda ci provo a camminare io, mi verrà sicuramente un infarto. Lo shock emotivo è causato da una situazione di stress, e anche qui va distinto il tipo di stress, in quanto ne esistono due. L’eustress, o stress buono, significa stimoli ambientali che creano situazioni interessanti e di crescita. Invece il distress è lo stress cattivo, che causa scompensi emotivi e fisici che causano anche danni gravissimi.
Nel caso del ragazzino africano colpito da shock emotivo, si può dire che se fosse stato sostenuto in una situazione confortevole, forse il suo stato di stress si sarebbe attenuato tanto da non provocargli alcun shock emotivo?
Il re-incontro cui padre dopo molti anni, il padre che riabbraccia il figlio visto raramente o mai visto, è un caso da sindrome iper affettiva, ma è un caso di eustress. Se invece come nel nostro caso diventa distress, vuol dire che dietro c’era un vissuto personale, quello del ragazzo, particolarmente di stress psicologico. Certamente una condizione di sostegno, come sempre, sarebbe stata positiva per il ragazzo. Basi pensare che esiste una vera psicoterapia da catastrofe, nel caso di terremoti o di crash aerei, per sostenere le persone colpite. Ma anche qui ogni persona è diversa dall’altra, non esistono i cloni quando si parla di esseri umani. Quindi ognuno può reagire in modo diverso a situazioni come quella del re-incontro tra padre e figlio.
Si dice che forme di depressione e di malattia mentale siano motivate da shock emotivi che sono stati rimossi o tenuti nascosti dall’inconscio…
Certamente. A volte un evento negativo, uno shock emotivo, crea nella persona un trauma regresso. La depressione è causata da un fatto, un lutto, un distacco sperimentati nell’infanzia e poi rimossi magari anche per anni e che poi riemergono, anche in modo non consapevole, ma sufficiente per creare malattia mentale e depressione. Mi è capitato personalmente di lavorare in zone di guerra o in Albania nel primo periodo della liberazione e affrontare numerosi casi di shock emotivi da stato regresso.
(Pietro Vernizzi, Paolo Vites)