Il naufragio del Costa Concordia battezzato dalla sfortuna? Gli elementi per i sostenitori di tali dicerie in effetti ci sarebbero. Il gigante del mare che si è incagliato ieri in uno scoglio al largo dell’isola del Giglio infatti non aveva cominciato bene la sua avventura, proprio come vogliono le superstizioni marinare. Il Concordia era una delle navi più grandi di quella che è considerata la compagnia di trasporto navale turistico più importante di tutta l’Europa, la Costa Crociere. Ben 14.500 tonnellate di stazza, 1500 cabine che potevano ospitare 3.780 passeggeri, 290, 2 metri di lunghezza e 35,5 metri di larghezza. La sua crociera, bruscamente interrotta all’inizio, si chiamava Profumi d’agrumi e doveva toccare Marsiglia, Barcellona, Palma de Maiorca, Cagliari e Palermo per tornare a Civitavecchia, savia e Marsiglia, punti di imbarco dei passeggeri. Talmente grande questa nave che, senza persone a bordo e vuota, pesava quanto 110 Boeing 747. Era entrata in servizio nel luglio 2006, costruita negli stabilimenti di Finacntieri di Sestri Ponente a Genova. Ma il suo battesimo era stato contrassegnato da un brutto segno, il peggiore possibile per una nave. Al varo di un imbarcazione, infatti si usa per tradizione lanciare una bottiglia di champagne beneagurante sul fianco dell’imbarcazione stessa, la quale si deve rompere come segno di buona sorte. Quel giorno invece, il 2 settembre 2005, la bottiglia lanciata contro il Concordia non si ruppe, rimbalzando sinistramente sul fianco della nave. Secondo la tradizione dei marinai, questo è un segno porta sfortuna. Un segno che, sempre per i seguaci di queste teorie, è stato raddoppiato ieri dal fatto che il giorno del naufragio fosse proprio venerdì 13, giorno che per antonomasia viene indicato come portasfortuna. Infine, qualcuno ha anche voluto ricordare che fra un paio di mesi, precisamente ad aprile, ricorre il centesimo anniversario del naufragio del Titanic. Insomma, una nave con troppi segni premonitori. Naturalmente sono teorie che non devono far dimenticare la tragedia di quanti hanno perso la vita e a cui va portato il massimo rispetto.



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