Oggi la Chiesa cattolica celebra la Conversione di San Paolo. Si tratta dell’episodio più importante della vita del Principe degli Apostoli, altrimenti detto l’Apostolo, per antonomasia, narrato negli Atti degli Apostoli. Di quanto accaduto ne dà anche notizia lo stesso Paolo in alcune sue lettere. Saulo, così si chiamava prima di diventare cristiano, era un ebreo, allievo di Gamaliele, a Gerusalemme, il più famoso maestro del mondo ebraico dell’epoca. Tornato a Tarso, conclusi gli studi, ebbe modo di tornare nuovamente a Gerusalemme, dove conobbe i cristiani e li identificò come setta pericolosa, divenendone zelante persecutore, tanto da definirsi: «Circonciso l’ottavo giorno, della stirpe d’Israele, della tribù di Beniamino, ebreo da ebrei, fariseo quanto alla legge, quanto a zelo persecutore della Chiesa; irreprensibile quanto alla giustizia che deriva dall’osservanza della legge” (Fil. 3, 5-6)». Si trovava nella città, probabilmente, una decina di anni dopo la Passione di Cristo. Fu presente, infatti, alla al martirio del protomartire Santo Stefano, diacono di Gerusalemme. Non partecipò direttamente alla sua lapidazione, ma la tradizione racconta che teneva i mantelli di chi scagliava le pietre. Il nome di Saulo, si racconta, veniva pronunciato con terrore dai cristiani. Li stanava dai loro rifugi, li accusava, e testimoniava contro di essi, adoperandosi finché non fossero gettati in prigione a mandati a morte. Molti di loro, a causa sua, fuggirono da Gerusalemme, verso Damasco. Un giorno, non contento, ottenuto il nulla osta dal Sinedrio, prese un cavallo e si mise a seguirli, assieme a un drappello di armigeri, sperando di poter innescare anche nella città siriana la persecuzione contro di essi. Lungo la via di Damasco, Dio gli si rivelò innanzi. Una luce l’avvolse, a Saulo cadde da cavallo, e udì la voce del Signore: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». E Saulo: «Chi sei o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù che tu perseguiti. Orsù alzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare» (Atti 9, 3-7). Saulo rimase cieco e fu accompagnato a Gerusalemme, dove stette sconvolto  tre giorni a digiuno. 



Dopo tre giorni gli si presentò il capo dei cristiani, Anania, che grazie ad una rivelazione sapeva il da farsi: «Saulo, fratello, il Signore Gesù che ti è apparso sulla via per la quale venivi, mi ha mandato da te, perché tu riacquisti la vista e sia colmo di Spirito Santo». Anania gli impose la mani, guarendolo, e lo battezzò. E così Saulo divenne Paolo, l’Apostolo delle genti

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