Oggi la Chiesa cattolica celebra l’Epifania di Gesù e la festa dei Re Magi; è il giorno in cui Cristo si rivela al mondo. Il termine Epifania, infatti,  deriva dal verbo greco epifaino, “manifestarsi”, ed è per l’appunto, la manifestazione del Messia, sancita dall’arrivo dai Magi, tre re giunti dagli angoli estremi della Terra per riconoscere il figlio di Dio come tale, omaggiandolo con oro, incenso e mirra; tre doni che rappresentano la sua regalità, il suo sacerdozio e il suo martirio. Ebbene: cosa c’entra con tutto questo la Befana, assunta, oramai, a simbolo universale della festività di oggi? Come spesso è accaduto, molte usanze, riti e feste del cristianesimo hanno, in parte, assunto simboli e tradizioni antecedenti, rivisitandoli in chiave cristiana.



E’ probabile che in epoca pagana una figura simile rappresentasse la fine dell’anno vecchio e il periodo di transizione verso il nuovo. Secondo la tradizione cristiana, i magi, incamminatisi verso la grotta dove stava per nascere il Messia, chiesero indicazioni ad una vecchia signora. Questa, nonostante i tre insistettero molto, non volle uscire di casa per accompagnarli. Una volta che i Magi ripartirono, la donna si pentì. Riempito un cesto di dolci, andò alla loro ricerca, ma non li trovò più. Lungo il cammino, bussava di casa in casa regalando uno dei dolci del suo cesto ai bambini che incontrava nella speranza che uno di quelli fosse Gesù e, da allora, continua a vagare per il mondo, dispensando i suoi doni. Una tradizione molto antica, quindi, come testimoniano, del resto, le numerose filastrocche su di lei; come la più famosa



“La Befana vien di notte
con le scarpe tutte rotte
con le toppe alla sottana
Viva, Viva La Befana!”

A testimoniare il fatto la consuetudine, negli anni, si sia decisamente affermata vi è il fatto che i piccoli componimenti sulla Befana si declinano in maniera differente di città in città. Nella variante capitolina, ad esempio, i primi due versi sono identici, ma i secondi recitano:

…“al vestito alla romana
Viva, Viva La Befana!

In Toscana, invece, gli ultimi due versi della filastrocca recitano:

…“attraversa tutti i tetti
porta bambole e confetti”

C’è poi la Befana della capitale piemontese e di quella lombarda che, in fondo,è sempre la stessa; perché



“La Befana di Torino
ha due buchi nel calzino”

mentre

…”quella di Milano
le due toppe ha nel pastrano”

Qualunque sia, in ogni caso, la terra in cui si parla della vecchietta ricoperta di stracci e dispensatrice di doni, una caratteristica resta pur sempre la mesima in tutti i casi: ai bimbi buoni, arriveranno i dolci, ai cattivi, il carbone.

Ecco come recita une delle versioni più classiche:

“Ogni bimbo nel suo letto
fa l’ esame di coscienza:
maledice il capriccetto,
benedice l’ ubbidienza”