Il 28 dicembre la Chiesa cattolica ricorda i Santi Innocenti martiri, indicando con essi quei bambini maschi viitime ignare del sanguinario re Erode il Grande, il quale intendeva eliminare alla radice il problema di un nuovo re profetizzato dai Re Magi che potesse usurpargli il potere. L’eccidio dei neonati è narrato nei Vangeli solo da Matteo (2,1-16) e non viene citata da Flavio Giuseppe, il maggiore storico Giudeo del I sec. d.C., ed è tutt’ora un tema largamente dibattuto dagli studiosi, alcuni dei quali ne negano la veridicità. Essendo però re Erode passato alla storia per essere un sanguinario che non si era fatto troppi problemi a eliminare parenti e persino figli, per molti storici, soprattutto cristiani, questo efferato avvenimento potrebbe inserirsi molto bene nella condotta generale del personaggio. Comunque siano andate le cose, la cristianità ha assunto in uno dei propri Vangeli questo avvenimento, più volte narrato figurativamente da grandi artisti quali Giotto, nella nota Cappella degli Scrovegni a Padova, tanto per fare un esempio, e venne utilizzato anche in letteratura, tanto che Giambattista Marino, scrittore del 1500, fece di questo episodio evangelico il cardine di un suo poema epico. Tale avvenimento quindi fu dalla cristianità sentito e condannato, ma in realtà il mondo antico non era estraneo a episodi di questo tipo se anche Svetonio narra di un prodigo, avvenuto pochi mesi prima della nascita di Augusto, che fu considerato presagio della nascita di un re; il senato ordinò l’uccisione di tutti i bambini nati quell’anno. Evidentemente Augusto non morì, e probabilmente questo tipo di racconti ha radici piuttosto lontane che, esattamente come la storia di Mosè salvato dalle acque che riprende la precedente storia del re Sargon di Akkad del III millennio a.C., poteva essere un topos letterario trasmesso da un’ epoca all’altra che potevano anche incrociare fatti storici, cosicchè al giorno d’oggi è oltremodo difficile distinguere tra leggenda e realtà. In ogni caso è certo che la vicenda venne inserita nei Vangeli, quelli canonici, la cui importanza risiede nel fatto che la strage degli innocenti fu assunta come il primo episodio di martirio della storia della chiesa avvenuto prima ancora della nascita di Gesù. 



Tale commemorazione compare già nel IV secolo d.C. nella Cartagine cristiana e poi nel V secolo a Roma nel Sacramentario Leoniano e aveva un carattere luttuoso, mentre al giorno d’oggi, con la riforma liturgica, ha assunto un tono gioioso a partire dal Medioevo, quando questa era la festa dei “pueri” che servivano messa e cantavano nel coro della chiesa. La celebrazione venne elevata infine al rango di festa vera e propria, da Pio V, che la inserì vicinissima alle festività natalizie, collocando quelle vittime innocenti tra i “comites Christi”, cioè tra i compagni di Gesù Bambino che circondavano la culla del Salvatore con vesti candide. L’emblema relativo a questi piccoli martiri è la palma.

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