Riceviamo e pubblichiamo il racconto di un passeggero Easyjet partito da Milano per raggiungere Roma durante la nevicata che ha bloccato la capitale. All’arrivo, nel cuore della notte, i passeggeri scopriranno però di essere atterrati in un’altra città.
Caro Direttore,
scrivo a IlSussidiario.net per raccontare brevemente la mia disavventura aerea, durante la nevicata che ha messo in ginocchio Roma.
Venerdì 3 febbraio. Il volo 913 Easyjet sarebbe dovuto decollare da Milano Malpensa alle ore 20.45 e atterrare a Roma Fiumicino alle ore 22.05.
Al mio arrivo all’aeroporto di Milano, alle ore 19.30 circa, apprendo dal tabellone che il decollo è posticipato alle 23. Col passare del tempo però il gate non viene assegnato.
Alle 22.30 circa trovo, non senza difficoltá, personale Easyjet a cui chiedere informazioni. Lo trovo al gate di un altro volo, ma mi assicurano che il volo partirá regolarmente alle 23 e (su mia richiesta) mi assegnano un voucher di 4 euro circa per consumare uno snack al bar dell’areoporto.
Poco dopo dal tabellone ci comunicano gate e partenza.
Alle 23.30 inizia l’imbarco. Una volta terminato ci comunicano che il volo avrebbe subito ulteriore ritardo di dieci minuti per sghiacciare le ali. L’aereo inizia a muoversi e inizia a percorrere la pista per circa 20 minuti. Finalmente raggiungiamo la piazzola dello sghiacciamento.
Dopo tale operazione decolliamo. Sono le 0.30 circa.
Il volo si svolge regolarmente e verso le 01.30 circa ci apprestiamo a raggiungere Roma. L’aereo inizia però a volare in tondo. Il comandante ci comunica che è necessario attendere circa dieci minuti la pulizia della pista di Fiumicino.
Alle 2.30 circa l’aereo smette di volteggiare. Accelera e, quasi in picchiata, atterra. Il comandante ci comunica che siamo dovuti atterrare a Napoli visto che non sono riusciti a pulire la pista di Fiumicino.
Nel frattempo chi ci aspettava a Roma, non riceveva notizie. Anzi, il tabellone segnalava l’atterraggio dell’aereo come se fosse stato effettuato regolarmente prima delle due. Ai banchi informazione il personale ammetteva di non sapere nulla generando ulteriore preoccupazione.
Nel frattempo veniva comunicato ai passeggeri, che si chiedevano increduli quale razza di bufera avesse potuto mettere in crisi l’aeroporto più grande d’Italia, che lo scalo napoletano era chiuso, pertanto era obbligatorio rimanere a bordo dell’aereo.
Il comandante comunica di voler rifornire l’aereo per poi ripartire per la Capitale, ma è necessario attendere prima l’arrivo degli addetti che erano nelle loro abitazioni e dovevano essere reperiti. Alle 4.00 inizia il rifornimento, ma il comandante iniziava a non assicurare più che ci sarebbe stata una nuova partenza. L’agitazione dei passeggeri continuava a crescere. Nessuno poteva scendere, dato che gli addetti alle scale non erano presenti nel terminal.
Ore 5.00. Il comandante comunica la fine del proprio turno di lavoro. Nessuno nel frattempo, né da Fiumicino, né da Luton sapeva dare indicazioni precise, fino all’arrivo di un nuovo equipaggio che sarebbe arrivato alle 6.00.
Ore 6.20 circa. Viene posizionata la scaletta. Sale a bordo un’addetta dell’aeroporto che ci comunica che saremmo dovuti sbarcare tutti. Ogni passeggero aveva a questo punto diritto di scegliere: alloggiare in albergo o attendere l’allestimento di un autobus che si sarebbe rimesso in viaggio.
Era però noto a tutti che i collegamenti autostradali erano chiusi. La maggior parte dei passeggeri ha quindi dovuto recarsi autonomamente alla stazione ferroviaria di Napoli (sotto una bufera di neve). Io da qui ho preso l’unico treno disponibile per Roma, che ho raggiunto (a mie spese) alle 9.30 circa.
Ogni commento è superfluo.
Grazie per l’attenzione.
Un assiduo lettore