La vicenda legata ai due marinai indiani uccisi in circostanze non ancora del tutto chiarite si sta terribilmente complicando. Mercoledì scorso, l’equipaggio della petroliera italiana Enrica Leixe aveva risposto, mentre si trovava in navigazione nel Mar Arabico a quello che credeva fosse un attacco di pirati. Ajesh Binki, di 25 anni, e Gelastine, di 45, del peschereccio St.Antony erano rimasti uccisi, mentre la petroliera aveva proseguito nel suo cammino. Fino a quando non era stata obbligata dalle autorità indiane a fermarsi presso il porto di Kochi, dove si trova tuttora. I militari del Paese erano saliti a bordo della nave in un clima di estrema tensione e avevano chiesto in consegna due fucilieri di marina italiani ritenuti colpevoli dell’uccisione, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Tuttavia, gli ufficiali della petroliera avevano preteso e ottenuto che i due fossero interrogati dalla polizia solamente alla presenza del console generale d’Italia a Mumbai Giampaolo Cutillo. I due marò, che prestano servizio presso il reggimento San Marco, nella caserma Carlotto di Brindisi secondo i media locali sono stati, quindi, arrestati anche se Cutillo ha precisato che, attualmente, è in corso un procedimento che potrebbe portare al loro arresto.
Secondo il console, quindi, l’arresto vero e proprio, benché sia un’ipotesi del tutto verosimile, non è ancora scattato. Nel frattempo, i due militari si sono dichiarati estranei ai fatti, mentre il ministero degli Esteri fa sapere che, in quanto organi dello Stato devono godere dell’immunità rispetto alla giurisdizione degli altri Paesi, in virtù delle risoluzioni Onu sulla lotta alla pirateria. Tuttavia, non sembra esserci intesa alcuna sulla gestione della vicenda, tanto che la Farnesina ha denunciato il fato che la polizia indiana abbia compiuto atti unilaterali. Per questo, «i contatti e la collaborazione tre i due governi sono ritenuti essenziali ai fini dell’accertamento dei fatti», spiegano il ministero. Dal canto suo, la polizia indiana riferisce che sulla chiglia del peschereccio ci sarebbero almeno 16 fori di proiettile.
Intanto, in India è al lavoro una delegazione italiana dei ministeri degli Esteri, della Difesa e della Giustizi come è stato concordato dal ministro degli Esteri Giulio Terzi dal suo omologo indiano Shri S.M. Krishna, per garantire «una cornice di riferimento diplomatica».