La Cassazione ha depositato le motivazioni relative alla sentenza con cui circa un mese fa annullava la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa a carico del senatore Pdl Marcello Dell’Utri. Secondo i giudici Dell’Utri “pagò cospicue somme” per ottenere la protezione della mafia nei confronti di Silvio Berlusconi (definito in “posizione di vittima”). L’assunzione dello stalliere Mangano fu, ad esempio, un gesto obbligato a cui Berlusconi acconsentì essendo sotto minaccia mafiosa.
Nel dettaglio viene quindi confermato l’annullamento della sentenza della Corte di appello di Palermo che chiedeva sette anni per Dell’Utri, ma nessuna assoluzione. Come spiega Andrea Pamparana a IlSussidiario.net, “è in arrivo un nuovo processo d’appello dove questa volta chiederanno almeno undici anni di condanna”. 



Pamparana, che idea si è fatto delle motivazioni della sentenza della Cassazione?

Un’idea molto semplice: la Cassazione non ha assolto Dell’Utri, ma ha fatto un annullamento con rinvio che è una cosa molto diversa. Annullare significa annullare il verdetto che aveva richiesto sette anni al senatore, non accettare la nuova richiesta della accusa che voleva dare nove anni di pena e rinviare a un nuovo processo. In pratica si dice che quel processo è sbagliato, non aveva elementi di prova sufficienti, non dava alcuna indicazione in tal senso.
Lo dissi quando venne emessa la sentenza, non è ancora stata fatta giustizia. Si farà un processo di appello e gli chiederanno undici anni. Ma c’è un dettaglio molto pericolo sono nelle motivazioni.



Quale?

Era prevista la prescrizione del reato per il 2014, e quindi un processo d’appello di questa importanza si ipotizzava non arrivasse al 2014, la Cassazione però ha detto che per la gravità del reato ipotizzato vale la legge precedente.

Ma se è stata annullata la sentenza di Palermo perché di fatto non si sono trovate prove, sperano di trovarle adesso?

Probabilmente no, il problema però è un altro e cioè che la politica si è dimenticata per ragioni di interesse personale di modificare un’aberrazione tipicamente italiana, il concorso esterno.

In che senso?

Fregare il proprio avversario politico a prescindere dalla bandiera ideologica che porta.



E perché definisce il concorso esterno un’aberrazione tutta italiana?

Il concorso esterno nasce ai tempi del terrorismo e  viene motivato in modo intelligente da Falcone e Borsellino, poi però è stato utilizzato a scopo politico da certi magistrati. Il concorso esterno è qualcosa di allucinante, è una cosa che in un Paese che si definisce patria del diritto, solo dei giustiziasti in malafede possono pensare sia utile per riscrivere la storia.

Berlusconi nelle motivazioni viene definito “in posizione di vittima della mafia”.

Già, qualcosa che ovviamente farà discutere. Si dirà “perché non si è rivolto ai carabinieri invece di pagare?”. Ma attenzione: De Benedetti e Agnelli non hanno pagato la mafia anche loro? Qualcuno pensa davvero che in Sicilia  si possa costruire un asilo nido senza pagare la mafia?

Non solo in Sicilia, purtroppo.

Infatti, lo vediamo tutti i giorni a Milano dove c’è l’infiltrazione della ‘ndrangheta. Pochi purtroppo ricordano che la nostra capitale economica, che da sola rende dignitoso il prodotto interno lordo di questo Paese, subisce l’infiltrazione della ‘ndrangheta in ogni suo aspetto vitale.

Un quadro grave.

La questione va anche contestualizzata da un punto di vista storico. Tutti si dimenticano di cosa era Milano alla fine degli anni 70, non c’era solo il terrorismo, c’erano anche i catanesi, gli uomini di Epaminonda, e altri criminali che avevano rapporti con gli uomini politici di allora. La cosa che fa  indignare è pensare che la mafia abbia finanziato Forza Italia per fare un piacere a Berlusconi che vent’anni prima aveva assunto Mangano. Penso che la mafia avesse programmi più interessanti.

Eppure uno dei punti forti delle accuse a Dell’Utri è proprio questo.

La storia secondo cui FI nasce come forza politica favorevole alla mafia è una balla messa in campo da Leoluca Orlando che a Palermo quando venne eletto sindaco prese l’80% dei voti di cui almeno il 30% probabilmente mafiosi, ma nessuno lo ricorda.
Io non lo accuso di concorso esterno in associazione mafiosa per questo, ma è inevitabile che a Palermo abbia preso anche quelli della mafia.
Purtroppo è così. E’ come pensare che sul ponte sullo stretto la mafia non voglia metterci le mani…