Il 21 gennaio, la Chiesa ricorda Sant’Epifanio di Pavia, vescovo dalle grandi virtù vissuto nel corso del quinto secolo dopo la nascita di Gesù Cristo. Epifanio nacque da una famiglia nobile e piuttosto agiata, a Pavia, nel 438. Secondo un racconto dell’epoca, pare che nella notte in cui Epifanio venne a luce, nella culla in cui fu riposto, si vide una forte luce illuminare tutto come evidente presagio della grandezza spirituale e umana del neonato. Cosa appurata grazie ai documenti storici rinvenuti è che la famiglia di Epifanio avesse un certo prestigio nella sua città di appartenenza e fosse composta dal padre di nome Mauro e dalla madre di nome Focaria. Famiglia che tra l’altro era fortemente religiosa, cosa che consentì a Epifanio fin da giovanissimo di avvicinarsi a Gesù Cristo, facendogli scoprire quella che era una vocazione innata nel suo spirito. Infatti, già all’età di 8 anni dalla famiglia fu in pratica affidato all’allora vescovo di Pavia, Crispino I, facendolo diventare, dodici anni più tardi, nel 458 diacono.
Per Crispino l’età avanzava e vedendo in Epifanio tutte le virtù e le potenzialità per poter guidare degnamente la chiesa nella città di Pavia, prima di morire fece in modo che ne seguisse la crescita e l’apprendimento un certo Rusticcio di Milano. L’obiettivo era quello di fare in modo che Epifanio fosse pronto per il momento in cui avrebbe dovuto prendere il posto di Crispino. Intendimento che fu mantenuto, in quanto non appena sopraggiunse la morte per Crispino, Epifanio fu consacrato vescovo con una solenne funzione religiosa che si tenne nella città di Milano a opera di quello che all’epoca dei fatti era il vescovo metropolita. Questa decisione fu salutata dalla cittadinanza di Pavia con grande favore giacché Epifanio seppe farsi apprezzare sin dalla propria giovinezza per i grandi ideali che lo caratterizzavano. Infatti, Epifanio aveva consacrato la propria esistenza in pieno al Signore, dedicando moltissimo del proprio tempo alla preghiera, alla lettura delle sacre scritture e alla continua mortificazione del proprio corpo che prevedeva tantissime pratiche che all’epoca erano tenute in grande considerazione. Insomma, un uomo molto attento alla propria spiritualità e timorato di Dio.
Oltre a questo, tra i suoi compiti di vescovo ci furono anche quelli di operare una sorta di funzione di ambasciatore e in particolar modo dovette intercedere per mezzo del Governo di Roma presso alcuni re di popoli ritenuti barbari che stavano mettendo in difficoltà l’esistenza stessa dell’Impero Romano. Fu un periodo molto difficile per la città di Pavia, che anche in ragione dell’ubicazione geografica fu fatta spesso e volentieri oggetto dei saccheggi di popolazioni barbare. Uno dei più violenti fu quella del 476, nel quale praticamente Pavia fu rasa al suolo. Epifanio si attivò concretamente per la ricostruzione della città e allo stesso tempo conduceva giornalmente opera di misericordia cercando la clemenza da parte dei conquistatori nei confronti delle popolazioni locali.
Una delle gesta per le quali, Epifanio è stato maggiormente ricordato, è stata quella di essere riuscito a ottenere da re Odoacre la liberazioni di ben seimila soldati, fatti prigionieri durante le varie battaglie che si tennero in Italia intorno al 490. Durante una di queste intermediazioni che continuava a tenere presso le corti dei vari re che di volta in volta attaccavano e conquistavano parte dell’Italia, si ammalò in maniera piuttosto seria. Dovette per forza di cose abbandonare i propri intendimenti e chiedere ad alcuni abitanti della città di Parma, nella quale si trovava, di essere riportato nella sua cara e amata Pavia, dove nel 496 spirò. Tuttavia sulla data precisa della morte non ci sono certezze, anche perché ci sono delle teorie discordanti. La più accreditata però è quella secondo cui Epifanio morì a Pavia il 21 gennaio 496. Epifanio, vescovo di Pavia, fu un uomo della chiesa che si batté affinché in un’Italia devastata da continue guerre, potesse tornare la pace tra i popoli.