Oggi, 22 gennaio, la Chiesa Cattolica celebra San Gaudenzio Vescovo. Nato a Ivrea nell’anno 327, in una famiglia ancora pagana, la conversione di Gaudenzio al cristianesimo si deve quasi sicuramente all’incontro a Vercelli del giovane con Sant’Eusebio, primo Vescovo del Piemonte. Sant’Eusebio riponeva una grande stima in Gaudenzio, tanto da inviarlo a Novara con il compito di aiutare un altro sacerdote, Lorenzo, a evangelizzare il territorio ancora pagano. Al suo arrivo in città, Gaudenzio trova un clima ostile, per gli scontri con i pagani, ma anche all’interno della stessa comunità cristiana. I continui dissidi fra i seguaci del Concilio di Nicea e i seguaci di Ario, che rifiutavano la divinità di Cristo, creavano instabilità in tutta la comunità dei fedeli.
L’ imperatore romano Costanzo II, protettore dei seguaci di Ario, che considera più adatti alla sua politica di controllo della Chiesa, nel 355 convoca un Concilio a Milano con i vescovi ariani. Durante il Concilio, il Vescovo di Alessandria d’Egitto, Atanasio, viene condannato perché considerato un sostenitore dell’ortodossia cattolica; vengono inoltre mandati in esilio molti vescovi che lo sostengono, fra questi il Vescovo di Vercelli Eusebio, amico e maestro di Gaudenzio. Gaudenzio trova posto a Pavia, ma vuole raggiungere Eusebio, anche per dargli conforto e sostegno, e si reca nel luogo del suo esilio. Qui Eusebio lo obbliga fermamente a rientrare a Novara, per proseguire nell’opera di evangelizzazione e sostituire il presbiterio Lorenzo, assassinato dai rivoltosi.
In città Gaudenzio trova l’aiuto di Sant’Ambrogio, nominato da poco nuovo vescovo di Milano, che è ora la capitale dell’Impero di Occidente. Dopo anni di impegno e sacrificio anche Gaudenzio viene nominato vescovo. Nel 398, Simpliciano successore di Sant’Ambrogio, lo consacra alla nomina di primo vescovo di Novara. Durante i vent’anni del suo incarico vescovile, egli formò tantissimi nuovi presbiteri, condusse una vita retta immersa nella fede e nello studio dei sacri testi, vivendo in comunità con altri preti seguendo tutti la stessa regola.