Jugendamt. È la parola chiave al centro dell’intricata vicenda internazionale che coinvolge Marinella, ex moglie di un cittadino tedesco, e i suoi due figli. E in Germania è l’istituzione amministrativa che interviene nei procedimenti familiari che coinvolgono minori. L’avvocato Laura Cossar, che ha difeso Marinella durante le sue controverse vicissitudini giudiziarie, racconta – dal suo punto di vista particolare e privilegiato di protagonista – la storia umana e giuridica di questa donna e dei suoi figli risollevando, proprio in occasione della riapertura del processo in Italia ad Olivier Karrer della associazione Ceed (nata per contrapporsi allo Jugedamt), i problemi che il diritto europeo non sembra ancora in grado di risolvere.



La storia di Marinella inizia nel 1995 quando incontra, durante un viaggio in Africa, il cittadino tedesco che un anno dopo diventerà suo marito; Marinella è laureata in lingue ed è una convinta europeista: gli studi compiuti e la sua passione per l’interscambio culturale, la portano ad accettare con entusiasmo di radicare la propria vita familiare in Germania dove, successivamente, troverà lavoro e darà alla luce Leonardo e Nicolò, cresciuti nel bilinguismo ed educati al rispetto delle diversità. Ma dopo qualche anno il matrimonio vacilla e i coniugi si ritrovano a discutere i loro destini davanti ad un Tribunale tedesco. Marinella parla perfettamente la lingua ma non conosce il diritto familiare di quel Paese e non sa che il suo futuro e quello dei suoi figli sarà per sempre segnato dal passaggio avanti a quell’Autorità giudiziaria. Marinella infatti non sa che per la Legge tedesca non le è consentito concordare liberamente con suo marito l’affidamento, la residenza dei bambini e le modalità di visita al padre; non sa che ogni decisione è rimessa allo Jugedamt, un’istituzione amministrativa che interviene obbligatoriamente in tutti i procedimenti familiari che coinvolgano minori, con il diritto di determinarne, infine, i destini. Lo Jugedamt prende così parte attiva anche in questo processo e attraverso i suoi “esperti” si insinua tra le parti con il dichiarato intento di “favorire il bene dei bambini”. Marinella chiede di poter leggere le relazioni stilate dopo l’unico incontro tra questi “esperti” e i suoi figli e solo dopo molte insistenze riceve, a processo finito, un dossier per lo più illeggibile, perché annerito con un grosso pennarello nero. Il procedimento prosegue lento e i funzionari dello Jugedamt, regolarmente presenti in aula, insistono sempre più sull’inopportunità che Leonardo e Niccolò rientrino in Italia con la madre, che tra l’altro nel mentre è stata ivi trasferita lavorativamente e che quindi si appella anche al suo diritto di libera circolazione all’interno dello spazio europeo. 



Nonostante le inequivocabili dichiarazioni dei bambini (che insistono per tornare a Milano), nonostante il padre non chieda né possa tenerli con sé e nonostante la madre possegga indubitate risorse genitoriali e sia, per ammissione dello stesso Jugedamt inimmaginabile separare i bambini da lei,Leonardo e Nicolò devono rimanere in Germania. I mesi trascorrono lenti e Marinella intanto si documenta: viene a sapere che l’O.N.U. e per essa la Lega per i Diritti dei Bambini (LCR) conosce bene le pratiche dello Jugendamt a proposito del quale così si esprime: l’istituzione legale Jugendamt non ha lo scopo in realtà di garantire i diritti dei bambini e proteggerli da danni di tipo fisico e psicologico… lo Jugendamt non è soggetto a nessuna idonea supervisione e con frequenza va oltre le proprie competenze, senza essere peraltro sanzionato. La LCR ha altresì evidenziato carenze nel sistema di difesa dei bambini, nei consulenti psichiatrici e psicologici e nei tutori legali….” raccomandando “che la posizione giuridica dello Jugendamt e dei suoi collaboratori sia totalmente modificata … siano elaborati concreti rimedi specifici da un gruppo di esperti indipendenti, con messa in atto di interventi di correzione, i quali andranno trasmessi alla Commissione Europea per i Diritti Umani … fino all’ottenimento di una piena approvazione”. Marinella ha paura e, alla fine dell’estate del 2008, rientra in Italia coi bambini garantendo al marito le frequentazioni con loro sin lì praticate (1 sabato e domenica ogni 15 giorni).



La Germania apre subito e d’Ufficio un procedimento penale per sottrazione internazionale di minorenni, spicca un mandato d’arresto europeo (M.A.E.) verso Marinella, la inserisce nelle liste Interpol e ne chiede l’immediata estradizione. Marinella si trasforma così in un pericoloso criminale internazionale: la vicenda familiare, squisitamente civilistica, diventa secondaria. Leonardo e Niccolò vengono subito ricondotti coattivamente in Germania, dopo essere stati prelevati a scuola con modalità che hanno scioccato l’opinione pubblica e costretto il Parlamento Italiano e quello Europeo ad intervenire. Da quel giorno (9 maggio 2009) Marinella non rivedrà mai più i suoi figli. Continuerà però la sua lotta e per questo subirà, in Italia, un processo penale per sottrazione internazionale di minorenni, maltrattamenti e sequestro di persona, per cui verrà assolta quanto ai capi più gravi e condannata per la sola sottrazione. E ciò solo per aver ascoltato le ragioni del cuore, per aver osato contestare la coerenza tra sistema di diritto familiare interno tedesco e normativa comunitaria e internazionale in tema di diritti umani e dell’infanzia, e per aver messo a nudo le disfunzioni dell’attuale sistema giuridico in materia di trasferimenti transfrontalieri di minori, concretamente sottoposto, nella più parte dei casi, e senz’altro in questo, a logiche nazionalistiche che si speravano superate e a retaggi culturali insormontabili. Con la conseguenza di una completa frustrazione dei concetti legali di cui quelle stesse normative sono portatrici, cioè l’interesse e la tutela dei bambini. 

Marinella resterà per oltre un anno agli arresti domiciliari, isolata, senza lavorare, senza una vita, senza alcun contatto con i suoi figli. Nessuna Autorità, né tedesca né italiana, si interesserà delle conseguenze del repentino distacco tra Leonardo, Niccolò e la loro madre (quello stesso genitore dal quale si era dichiarato fosse inimmaginabile separarli) oltre che dalla famiglia tutta di parte italiana (nonna, zii) né, successivamente, di assicurare un contatto, anche solo telefonico, tra questi e i bambini. E nessuna Autorità si prende la responsabilità di farsi carico dell’attuale situazione, che è in se stessa emblematica della limitatezza del sistema giuridico in materia, e del suo scollamento rispetto agli interessi dei minori.

In questi giorni Silvia, Olivier, Kimberly, Jumana sono chiamati a comparire davanti ad un Tribunale penale per rispondere, come fu per Marinella, di reati gravissimi: tutti hanno in comune una vicenda coniugale/sentimentale con un cittadino tedesco e, al momento della separazione hanno visto interrotti i rapporti con i loro figli, che dalla Germania non sono più usciti. E’ giusto che, un’altra volta, questioni familiari delicatissime vengano trattate con strumenti penali, quale è il mandato d’arresto europeo? Ed è coerente che, da un lato si utilizzi lo strumento europeo (MAE) e dall’altro si persista su posizioni nazionalistiche ben lontane delle logiche comunitarie? E in tutto ciò, che tipo di beneficio ne trarrebbero i bambini? Domande, queste, che non bisogna mai smettere di porsi ed a fronte delle quali, però, persiste a tutt’oggi un silenzio assordante. Eppure una società che non difende i suoi bambini, non ha futuro.