Una storia che si sarebbe potuta concludere in tragedia ha avuto un lieto fine. Una bimba di tre anni e mezzo, martedì, si è sentita male, molto male. I genitori, originari del Bangladesh l’hanno portata all’Ospedale Maria Vittoria, a Torino. Le sue condizioni, poche ore dopo, sono apparse via via sempre più disperate fino a quando, in serata, si è deciso di trasferirla all’ospedale infantile Regina Margherita. La piccola rischiava di morire. Era stata colpita da un ictus ischemico, ovvero dalla temporanea chiusura di alcuni vasi sanguigni, tale da impedire l’afflusso del sangue al cervello. Una patologia che, in genere, colpisce gli adulti. E che, oltre che a cause congenite e genetiche, viene sovente associata al fumo, all’eccessivo consumo di alcolici e, più in generale, ad una dieta squilibrata e ad uno stile di vita insano. Ad accorgersene, è stata la dottoressa Gabriella Agnoletti, cardiologa. Il medico si è resa conto, in particolare, del fatto che un’arteria basilare era stata ostruita. A quel punto, si è deciso di intervenire. Sono stati convocati d’urgenza i neurochirurghi delle Molinette e il professor Mauro Bergui, per eseguire un’operazione sin qui mai eseguita su un paziente così giovane. Si è trattato di una delicatissima e particolare trombectomia: un catetere venoso è entrato dall’inguine, ed è stato condotto fino al cervello. Qui, lo strumento ha rimosso il trombo (una massa sanguigna costituita da da piastrine e globuli, formatasi per effetto di un’erronea coagulazione del sangue) che stava ostruendo l’afflusso al cervello, ed ha posizionato uno stent, una struttura  cilindrica che, una volta all’interno della vaso, viene allargata fino a raggiungerne le dimensioni, per evitare che in futuro possa occludersi o essere nuovamente ostruito. E così, la bimba è stata salvata. Attualmente è sveglia, mangia, parla, ed appare in salute, salvo alcuni problemi al lato destro del corpo. Problemi che, tuttavia, secondo i medici potranno risolversi attraverso un corretto approccio fisioterapico. Il temporaneo mancato afflusso avrebbe potuto provocare danni decisamente più gravi.



Causando, cioè, la morte di quelle cellule celebrali che non sono state irrorate dal sangue. Ora la piccola si trova ricoverata nel reparto di pediatria universitaria del Regina Margherita.

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