Decisione epocale. La Germania ha dato il via libera alla diagnosi preimpianto sugli embrioni nel caso uno dei due genitori abbia una malattia genetica ereditaria o se il rischio di aborto spontaneo sia molto alto. Il sì è stato dato con la votazione alla camera alta, il Bundesrat, dopo che la camera bassa aveva già espresso parere favorevole nel luglio del 2011. La notizia in Germania ha suscitato un gran clamore. Secondo i media tedeschi, che hanno dato ambio spazio alla tematica, il provvedimento dovrebbe essere applicato in poche centinaia di casi l’anno di fecondazione assistita. La legge specifica che ogni caso deve essere esaminato da una commissione medica, e che i genitori devono ricevere assistenza psicologica prima del test e che il bando al test, appunto, viola il rispetto della dignità umana. La delicata questione ha generato, come era naturale che fosse, un forte dibattito nel paese tra i medici e le associazioni cristiane, queste ultime palesemente in disaccordo con quanto stabilito dal Parlamento tedesco.



L’eco della notizia è giunto anche in Italia e Radio vaticana ha trasmesso un’intervista al vicepresidente vicario dell’associazione “Scienza e Vita”, Paola Ricci Sindoni che ha detto:”Questa decisione non può che generare preoccupazione ed anche inquietudini per il futuro delle generazioni che verranno, perché, come si dice in bioetica, è evidente una sorta di pendio scivoloso. Noi partiamo da un punto fermo, certamente non dettato da indicazioni religiose o etiche in senso generico, ma è la scienza che ce lo dice, cioè che l’embrione è una realtà unitotale, è sempre ciò che è sempre stato e che sarà nel genoma che è già strutturato al momento della fecondazione, dunque ha già una sua personalità, è già un individuo umano. Se partiamo da questo, il fatto che noi possiamo scegliere un embrione sano rispetto ad uno malato, significa operare chiaramente una selezione a favore del sano e dunque avviarci pericolosamente verso una deriva in genetica“.



Sindoni si è detta anche preoccupata sulle ricadute che questa scelta della Germania avrà a livello culturale in Europa:”Temo che si stia delineando, in maniera un po’ fosca, uno scenario antropologico in cui, intanto, si dà il primato alla tecnoscienza, cioè è la scienza che ci dovrebbe dire come agire sull’umano e non il contrario.

In realtà è l’umano che eventualmente considera la scienza come uno strumento utile per il suo miglioramento. Secondo elemento è quello che rappresenta l’accettazione del limite dell’umano, perché certamente ci può impressionare il fatto che due genitori preoccupati, impauriti per un eventuale futura malattia del loro figlio tendano a tutelarsi di fronte a questo evento doloroso, ma il limite è una dimensione costitutiva. La malattia purtroppo c’è, i bambini nati prima della diagnosi preimpianto sono bambini amati, curati dai genitori, che appunto fanno parte della nostra esperienza di vita. Preoccupa il fatto che il Parlamento tedesco abbia decretato che il rifiuto del test viola il rispetto della dignità umana, come se scegliere se un embrione possa nascere oppure no, segni il discrimine della dignità umana“.