Oggi, 8 febbraio, la Chiesa ricorda Santo Stefano di Grandmont, un eremita dotato di una incrollabile fede nel Signore a cui consacrò completamente la propria esistenza. A differenza di altre figure della religione cattolica vissute nella stessa epoca, di Santo Stefano di Grandmont si hanno tantissime notizie riguardanti la sua vita grazie a diversi manoscritti rinvenuti. Stefano nacque nell’anno 1046 a Thiers, un piccolo centro abitato della regione dell’Alvernia in Francia da una famiglia nobile piuttosto ricca e potente. Infatti, suo padre era il visconte feudale di quella zona e quindi possedeva molte ricchezze che gli consentirono di vivere in un ambiente molto agiato dandogli modo di studiare.



Della sua infanzia non sono conosciuti episodi particolare mentre all’età di 12 anni accadde un qualcosa che può essere considerato un segno premonitore di quale fosse il suo destino: il padre volle portarlo un giorno a fare un pellegrinaggio preso la Chiesa di San Nicola a Bari. Un luogo molto lontano e che soprattutto all’epoca vedeva giungere fedeli e pellegrini da tutta Europa. In maniera piuttosto misteriosa durante il suo soggiorno a Bari, Stefano prese una brutta malattia che non gli permise di rimettersi in viaggio per tornare alla propria terrena natale. Il padre allora decise di affidarlo alle cure di Milone, che all’epoca ricopriva il ruolo di Arcivescovo della città di Benevento, in Campania. Stefano rimase lì per ben dodici anni, durante i quali ebbe modo di conoscere un gruppo di eremiti provenienti dalla vicina Calabria. Stefano rimase positivamente colpito dal loro modo di vivere, pensare e agire, tant’è che incominciò nel suo animo a crescere l’idea e la voglia di intraprendere un percorso spirituale analogo al loro.



Deciso nel proprio intendimento, fece presente la propria volontà al Papa che la avallò, fece ritorno dopo qualche anno nella propria terra d’origine, evidentemente molto cambiato non solo nel fisico ma anche e soprattutto nell’animo. Diciamo che seppure ci sono tantissimi documenti che parlano della sua vita, per quanto concerne questa sua fase c’è una certa discordanza per le date e i luoghi in cui si diresse. Comunque, quello che è stato appurato è che a un certo punto decise di trasferirsi nelle zone che circondano la città di Limoges e per la precisione a Muriet. Un luogo che all’epoca era praticamente disabitato e privo di qualsiasi supporto per potervi vivere. Questo non spaventò Stefano, che anzi era alla ricerca della massima solitudine e austerità. Non appena arrivato a Muriet scrisse di proprio pugno un documento nel quale rivendicava la propria intenzione di rinunciare al Demonio e a tutte le sue malefatte, e di consacrare la propria vita alla Santissima Trinità. Si spogliò di tutti i suoi averi terreni, rimanendo in possesso soltanto di un anello che era un po’ il simbolo della sua scelta spirituale.



Condusse una vita fatta di grandi privazioni, molto austera e nella povertà più assoluta. Inoltre, era moto rigoroso nel mantenere questa linea, tant’è che si nutriva solo ed esclusivamente di pane e acqua, indossava sempre una sorta di corazza di ferro messa sulla propria nuda pelle e sulla quale poi metteva il classico abito da eremita religioso. Inoltre, viveva in una piccolissima e angusta costruzione ricavata all’interno del terreno come una vera e propria tomba. Le sue giornate trascorrevano esclusivamente nella preghiera e nella recitazione dei salmi. Insomma, conduceva una vita nella massima rettitudine, tant’è che furono tantissimi i discepolo che vollero seguirlo in questa sua interpretazione di consacrazione al Signore. Ben presto furono talmente tanti che fu creata la Congregazione degli eremiti nell’anno 1075.

Inoltre, anche personalità importanti della Chiesa si interessarono a lui e alla sua rigorosa vita e in particolare ebbero modo di conoscerlo due cardinali che poi diventarono rispettivamente papa Anacleto II e papa Innocenzo II. La sua morte avvenne l’8 febbraio 1124, all’età di 78 anni. Il suo corpo fu portato dai suoi discepoli in un’altra zona limitrofe a Limoges, ossia Grandmont, dove negli anni successivi fu fondato l’ordine di Grandmont che si basava sul suo stile di vita. Stefano su dichiarato Santo da papa Clemente III nel 1189.