I fatti sono di qualche mese: una rapina in una piccola agenzia bancaria il cui direttore si è visto recapitare nei giorni scorsi una busta con 500 euro con un bigliettino: “Questa è la prima tranche”. Vogliamo immaginare la scena in un bar di un quartiere non troppo periferico di Milano. Il dialogo tra due persone tra la mezza e la terza età. Prima sommesso, poi più concitato, fino a che un certo punto si alza una voce perentoria: “cusa l’è robbà a ona banca dennanz a fondalla?” La traduzione dal milanese stretto è obbligatoria e ripercorre una citazione di Bertold Brecht: “Che cosa è rapinare una banca a paragone del fondarla?”.



In quella sola frase è racchiuso l’identikit di chi l’ha pronunciata. E’ una persona che ha fatto una rapina in banca, ma non è un rapinatore. Aveva bisogno di soldi, (non tanti, ma subito), e ha pensato, come ha sentito dire in tanti comizi elettorali, che i soldi vanno presi dove ci sono, e quindi in banca. Ma è un gentiluomo, voleva un prestito, ma nessuno glielo avrebbe dato. E’ infatti nullatenente dopo il fallimento, nonostante tutti i suoi sforzi, della sua piccola attività commerciale. Ma ora, a chi gli rimprovera di aver commesso comunque un crimine risponde garantendo che quei soldi, piano piano, li restituirà (e infatti ha già iniziato a mandare alla banca 500 euro, dei 6500 rapinati, in una busta rigorosamente anonima). Ma anche ripercorrendo gli anni della contestazione con qualche esproprio proletario che non disdegnava il reparto dei superalcolici.



In fondo anche il Governo ha appena aumentato le imposte sulle banche per finanziare i benemeriti 80 euro in più nelle buste paga dei lavoratori. E non è forse vero che la grande crisi che stiamo ancora subendo è stata causata proprio dalle banche, americane certo, ma sempre banche sono.

Tutte queste cose pensava il rapinatore gentiluomo che cercava di ammantare di ideologia una momentanea esigenza finanziaria. Rapinatore per forza, gentiluomo comunque per identità e carattere: non avrebbe fatto male a nessuno, non aveva mai usato nemmeno una pistola giocattolo anche se aveva simulato di averne una in tasca per farsi dare le banconote che erano in cassa



Sono cose che capitano a Milano, ancora capitale finanziaria d’Italia e dove hanno sede le maggiori banche del Paese. Sono cose che capitano nel Paese degli ossimori, dove i rapinatori possono essere gentiluomini dato che il silenzio può essere assordante, il ghiaccio bollente, la realtà virtuale. Ma dove soprattutto la politica è l’arte dell’ossimoro: si è partiti dalla convergenze parallele per arrivare al sublime cinismo del politicamente corretto. E così viene voglia di sorridere di fronte ad un rapinatore onesto. In fondo voleva soldi veri nel bel mezzo di una campagna elettorale in cui si sono spacciate in grandi dosi delle “false verità”.