Luca Varani è stato violentato e ucciso dopo inumane torture: questo l’esito dei pm ieri prima del rinvio a processo per Marco Prato e Manuel Foffo, accusati di aver tremendamente ucciso il giovane Luca Varani nell’appartamento di Foffo a Roma. Procura convinta, e infatti ha chiesto il rinvio a giudizio per entrambi gli indagati con l’accusa di omicidio premeditato pluriaggravato. Incredibile il numero di ferite inferte al corpo del povero Varani: 107 lesioni ritrovate sul corpo della vittima, alcune delle quali “al solo fine di procurargli sofferenza fisica” riporta il pm secondo Repubblica. «Martellate e coltellate inflitte in maggior parte sulla testa e sul torace del 23enne di La Storta»: inumane torture prima di essere ucciso brutalmente, è questo quanto affermano i pm nella requisitoria che ha poi mandato i due imputati a giudizio nel prossimo anno. Foffo e Prato, due menti per un unico omicidio: «Dopo essere usciti di casa nella mattinata – ricostruisce il pm – ed aver ‘girato’ in macchina per la vie di Roma alla ricerca di un qualsiasi soggetto da uccidere, o comunque da aggredire al solo fine di provocargli sofferenze fisiche e togliergli la vita».
La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio per Manuel Foffo e Marco Prato, accusati dell’omicidio di Luca Varani. Un delitto premeditato secondo il pm Francesco Scavo, che ha firmato la richiesta di processo. La Procura contesta ai due anche le aggravanti della crudeltà e dei motivi futili. Nel corso di un festino a base di sesso e droga avvenuto nel marzo scorso Luca Varani fu colpito circa 100 volte con un martello e accoltellato. A nove mesi da quel massacro, Prato ha chiesto di essere interrogato per ricostruire la genesi di quanto accaduto quel terribile giorno di marzo. Davanti al magistrato e all’avvocato Pasquale Bortolo, suo difensore, nei giorni scorsi ha scaricato tutte le responsabilità su Foffo: ha, infatti, raccontato di essere stordito da alcol e droga e che quindi Foffo è il responsabile dell’omicidio. «Il suo è stato un raptus violento ed io sono rimasto bloccato anche perché lo amo e sono succube della sua personalità» ha affermato il trentenne pr ai pm, come riportato da Il Fatto Quotidiano.
Nel corso dell’interrogatorio chiesto dopo la chiusura delle indagini, Marco Prato ha spiegato che aveva deciso con Manuel Foffo di mettere in atto una loro fantasia erotica e di coinvolgere Luca Varani. I due, accusati dell’omicidio, volevano compiere una violenza sessuale verso qualcuno, ma previo pagamento. Da qui la decisione di contattare Varani, a cui «Foffo ha offerto un cocktail in cui aveva versato Alcover», uno psicofarmaco potente. Foffo poi si è sentito male, ma in quel momento, secondo Prato, sarebbe partita «la sua follia omicida». Ma perché Prato non ha fatto nulla per impedire che la fantasia erotica portasse alla tragedia? «Non ho reagito perché ho avuto paura anche per la mia incolumità» si è giustificato Prato, secondo cui Foffo aveva anche pensato di sbarazzarsi del corpo. Il pr ha raccontato che Foffo voleva portarlo al Cirleo per sotterrarlo e gli avrebbe chiesto di acquistare una pala per poter scavare un terreno. Sui due coltelli e il martello utilizzato per il massacro sono state però trovate anche tracce di Dna di Prato, il quale si è giustificato spiegando ai pm di averle «toccate per spostarle anche se Foffo mi aveva imposto di pulirle». La ricostruzione di Prato cozza con quella di Foffo, secondo cui era stato Prato a compiere l’atto finale dell’omicidio.