Il caso del bambino sbranato a Catania da due cani di famiglia di razza dogo argentino ha fatto il giro delle testate nazionali lasciando un alone di sconcerto. Sulla vicenda sono intervenuti numerosi esperti, a partire da alcuni addestratori, che hanno ribadito la necessità per i padroni di razze particolari a seguire un piano di addestramento comportamentale nei primi mesi di vita del cucciolo e non in età adulta dopo comportamenti violenti o aggressivi. In merito, il sito Circo.it ha voluto sottolineare il silenzio da parte del mondo degli animalisti sul caso del bambino sbranato. “Silenzio di tomba sulle pagine Facebook e sui siti delle principali associazioni animaliste. Ma anche sul social di Michela Vittoria Brambilla. Se un incidente con conseguenze anche molto più irrisorie fosse accaduto in un circo tutti avrebbero preso la parola per chiederne la chiusura e alzare il solito polverone sui circhi”, si legge. Sbirciando sulla seguitissima pagina Facebook dell’onorevole Brambilla, infatti, non vi sono post relativi alla vicenda avvenuta nel catanese. L’ultimo fa riferimento alle affermazioni del dittatore nordcoreano che invita il suo popolo al consumo di carne di cane.



Dopo il fatto di cronaca che ha visto la morte di un bambino di 18 mesi, sbranato da due Dogo argentino, cani di famiglia, i riflettori si sono accesi sulla pericolosità di alcune razze e sulla necessità di iscrivere i propri animali ad adeguati percorsi di formazione professionale. Ad intervenire in merito è stato il Codacons che ha lanciato l’appello affinché possa essere introdotto l’obbligo del patentino per razze di cani pericolose, ma anche gli addestratori esperti. Su Meridionews.it ha proseguito il dibattito Emanuele Catera, addestratore catanese dell’Ente nazionale della cinofilia italiana. “Avere un cane non significa solo vaccinarlo e dargli da mangiare ma conoscerlo e quindi educarlo: per fortuna, soprattutto negli ultimi cinque anni, la gente sta iniziando a capirlo”, ha spiegato l’esperto. L’addestratore ha poi voluto ricordare come il cane sia “pur sempre una bestia con istinti e carattere, e per evitare problemi domestici bisogna dargli delle regole”. La soluzione, dunque, è quella di portare il nostro amico fido da un addestratore dopo il termine del piano di vaccini, intorno ai tre mesi. In tanti, invece, decidono di recarsi presso un addestratore quando il cane è già in età adulta e soprattutto dopo episodi di comportamento aggressivo o violento.



Non solo l’orrore per la morte di un piccolo bambino sbranato da due cani di razza dogo argentino ma anche quale destino avranno questi due animali dopo quanto avvenuto ieri a Mascalucia, in provincia di Catania. Come detto stamane, la madre è indagata come atto dovuto dopo la morte del piccolo figlio di un anno e mezzo e proverà in tutti i modi a difendersi. Ma anche i due cani avranno giorni davanti in cui si dovrà decidere del loro futuro: i due dogo argentini che ieri hanno ucciso e azzannato il povero bimbo si trovano ora in un canile privato convenzionato con il comune di Catania. «Resteranno lì 10 giorni per un controllo, bisogna fare delle verifiche per stabilire se hanno la rabbia e possono trasmetterla. Essendo sotto sequestro giudiziario il loro futuro sarà stabilito dal magistrato», ha voluto spiegare all’Ansa il direttore del servizio veterinario Asp di Catania. Quasi sono dunque le ipotesi che circolano sul destino dei due dogo argentini? «La prima è l’abbattimento – spiega il direttore Carmelo Macrì – La seconda quella di essere affidati a un centro di riabilitazione, già abbiamo avuto diverse richieste da parte di associazioni animaliste per avere affidati i cani per il recupero. Per l’ultimo potrebbe essere deciso di mantenerli in vita in un centro. Tutto questo dipenderà da come reagiranno gli animali».



Il caso di Catania che coinvolge i cani di razza dogo argentino stanno tenendo ancor banco dopo l’orribile tragedia avvenuta ieri a Mascalucia, alle porte della città siciliana. Due cani di famiglia aggrediscono un bambino di 1 anno e mezzo lo azzannano e sbranano mentre la madre tenta di salvarlo inutilmente, ferendosi anch’essa. Dopo essere stata indagata e dopo che il polverone si è alzato ieri con la solita disfida tra animalisti e anti-animalisti, ha parlato questa mattina la donna shoccata dopo la morte del figlio: «Avevo il bambino in mano quando uno dei cani, l’unico libero in giardino, all’improvviso, senza motivo apparente, ha aggredito il piccolo cercando di portarmelo via. L’ho difeso, ho combattuto, ma mi ha trascinata sul giardino. Poi sono riuscita a chiudere il cane e sono fuggita fuori casa urlando, chiedendo aiuto con mio figlio tra le braccia, ma è stato tutto inutile», riporta l’Ansa la ricostruzione dell’avvocato che verrà presentata davanti al Pm oggi. La madre del piccolo sbranato dai due cani di razza dogo argentino è indagata per omicidio colposo come atto dovuto dalla Procura di Catania in attesa dell’autopsia. Ieri sera la donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere davanti ai carabinieri in attesa di avere una difesa costruita con il proprio legale.

Ancora sconosciuta la causa che ha scatenato la furia dei due Dogo Argentino, portandoli ad uccidere il bambino di 18 mesi di Mascalucia, nel catanese. Intanto, le autorità hanno aperto un fascicolo sulla madre 34enne della povera vittima, rimasta ferita ad un polpaccio nel tentativo di salvarlo ed ora indagata per omicidio colposo. A lanciare l’allarme è stata una vicina di casa della donna che ha iniziato ad urlare non appena i cani hanno fatto partire l’attacco verso Giorgio. Il magistrato, riporta il Corriere del Mezzogiorno, ha dovuto procedere con le accuse verso Maria Crisafulli, la madre del piccolo, per poter escludere o confermare eventuali sue negligenze. Secondo le prime ricostruzioni, la donna infatti non si sarebbe trovata al fianco del figlio mentre giocava con i due cani. L’inchiesta, guidata dal pm Fabio Alliotta, dovrà procedere ora con l’autopsia del bambino, per la quale sarà necessario nominare un consulente di parte. Intanto, sotto sequestro i due Dogo Argentino, di 3 ed 8 anni, ed affidati all’Asp, così come la villetta di via Del Bosco in cui si è consumata la tragedia per effettuare i rilievi necessari per le indagini.  

-Quella avvenuta a Mascalucia, in provincia di Catania, dove un bambino di un anno e mezzo è stato sbranato dai due cani di famiglia appartenenti alla razza del Dogo Argentino, è una tragedia immane. Sebbene parlare con il senno del poi non serva a nulla, adesso c’è da chiedersi: poteva essere evitata? E soprattutto: il Dogo Argentino è una razza pericolosa? La risposta, come riportato da Corriere.it, a detta del Codacons è scontata:”La questione dei cani aggressivi e potenzialmente pericolosi per la salute dell’uomo deve essere affrontata una volta per tutte.Sono assolutamente indifferenti le dinamiche che hanno causato l’aggressione, perché è indubbio che esistano razze di cani potenzialmente pericolosi per l’uomo – afferma il segretario nazionale Francesco Tanasi – indipendentemente dall’educazione che si dà al proprio animale. Per tale motivo da anni chiediamo un patentino obbligatorio per chi possiede cani particolarmente potenti e potenzialmente pericolosi. L’aver eliminato la lista delle 17 razze di cani a rischio introdotte dall’ex ministro Sirchia ha di fatto cancellato qualsiasi obbligo per i proprietari, con conseguenze negative. Ci chiediamo quanti altri bambini debbano morire prima che le istituzioni diano ascolto”. Come sottolineato da Quotidiano.net, il selezionatore della razza, nei primi decenni del ventesimo secolo, volle creare un cane adatto alla “caza mayor”, ovvero alla caccia alla grossa selvaggina delle pampas argentine che si compone di puma e cinghiali. Il Ministero della Salute, non a caso, lo ha inserito nella lista delle razze canine più pericolose.

Orrore a Catania dove un bimbo di un anno e mezzo è stato sbranato dai cani di famiglia nella villetta a Mascalucia, in provincia della città siciliana. Una tragedia che ha visto colpita una famiglia come tante che questa mattina vedeva il padre al lavoro, la madre e il piccolo bambino in casa a godersi l’estate con la piscina gonfiabile dove il bimbo soleva divertirsi durante la calda estate siciliana. Il bambino è morto, la madre invece è ferita gravemente dopo aver cercato di far scudo con il proprio corpo alla furia delle due bestie, due doghi argentini di razza, che all’improvviso si sono scatenati. Come racconta l’agenzia Ansa, la polizia municipale ha fatto una prima ricostruzione die fatti provvisoria, in attesa di saperne di più e di poter interrogare la madre che al momento però è in gravi condizioni all’ospedale di Catania. Pare che verso mezzogiorno il piccolo era nella piscinetta gonfiabile, i due cani si sono avvicinati e all’improvviso avrebbero attaccati il bambino azzannandolo alla testa prima e poi al collo senza lasciare alcuno scampo per una piccola vita che si è spenta in maniera così assurda e orribile. I cani erano di famiglia e per questo che la madre non si è preoccupata ovviamente di tenerli lontano dal bambino, ma qualcosa è successo: azzannato alla giugulare il figlio è morto, la madre invece si è gettata per difenderlo ma ormai era troppo tardi e la furia omicida dei cani ha rischiato anche di ucciderla.

L’ennesimo caso di cani che azzannano bambini purtroppo avviene ancora in Italia dove non sempre il connubio cani-figli è tranquillo e sereno come di norma: una tragedia in una villetta familiare che la cittadina fatica a comprendere. Particolare il commento del vicesindaco Fabio Cantarella su Facebook: «E’ un giorno tragico oggi per Mascalucia, vi invito a pregare per il piccolo di poco più di un anno che non ce l’ha fatta e per la madre ferita nel tentativo di strapparlo ai loro cani inferociti. Lasciate che vi confidi solo una cosa – aggiunge il vicesindaco – con tutta la fede che posso immaginare non riesco ad accettare che un bambino indifeso muoia così. O forse è la mia fede che non è abbastanza forte per comprendere». Un mistero insondabile per l’umana comprensione, un orrore di due cani e di una famiglia come tante: il dolore non va taciuto e andrà accompagnato dall’affetto di amici e parenti. Non si potrà tornare indietro ma si dovrà certamente ricominciare, senza dimenticare. Anche perché è impossibile.