Sono 52 i paesi che hanno vietato le sculacciate ai bambini: l’ultima a introdurre la legge è stata la Francia, che nel 2015 era stata criticata dal Consiglio europeo perché ancora non provvista di una legge che vietasse qualsiasi tipo di pena corporale – seppur leggera – nei confronti dei bambini. Il primo paese a vietare la sculacciata (considerata pedagogica da molte persone ancora oggi) è stata la Svezia nel 1979; in Italia non c’è un’apposita legge che regoli questo aspetto della vita del bambino e che stabilisca in che modo educatori e genitori debbano comportarsi con esso, ma una sentenza della Corte Costituzionale del 1996 si è espressa in maniera contraria all’uso delle pene corporali nei confronti dei piccoli. Che, secondo quanto detto oggi, non hanno nessuna valenza pedagogica ma, anzi, potrebbero segnare in maniera molto negativa lo sviluppo psicologico del bambino. Addio quindi vecchi metodi: da oggi in sempre più paesi possono portare a denunce sul piano penale.



Il fatto che la classica sculacciata ai bambini sia stata vietata in 52 paesi del mondo è un segno abbastanza innovativo di come stia cambiando la pedagogia infantile negli ultimi anni. Solo poco tempo fa, le sculacciate erano considerate educative e non si pensava potessero far male o essere addirittura dannose. “Le punizioni corporali non insegnano nulla se non ad avere paura: non faccio qualcosa per paura di prenderle e non perché capisco e scelgo di rispettare certe regole. La paura sembra dare effetti nell’immediato, ma non insegna sul lungo periodo, mina l’autostima e porta spesso a ripetere gli stessi comportamenti violenti”, ha detto la pedagogista Elisabetta Rossini al magazine Vanity Fair. “Le sculacciate non sono un metodo educativo e, se lo diventano, hanno conseguenze sullo sviluppo psicologico ed emotivo”. Insomma, ai bambini è meglio parlare e far capire, quando sbagliano, perché non si devono comportare in un certo modo.

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