Paura e allarme per i casi di persone morte a causa della meningite nelle ultime settimane. Ma è una paura giustificata o è l’attenzione mediatica a far apparire più ampio di quello che è un fenomeno che in realtà potrebbe rientrare nella casistica medica? Perché il vaccino per la meningite non è obbligatorio? E come capire se si è colpiti dalla meningite? Ilsussidiario.net ne ha parlato con Carlo Federico Perno, ordinario di virologia nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Roma Tor Vergata. Il professore ammette che ci troviamo davanti a una percentuale di casi mortali (“circa il 20, 30% delle persone colpite”) “effettivamente piuttosto alta”: “E’ una bruttissima malattia la meningite, molto aggressiva e che colpisce mortalmente nel giro di poche ore” ha detto. Aggiungendo che è molto difficile capire quando se ne è colpiti da meningite, perché si presenta con i classici sintomi dell’influenza, febbre alta e mal di testa: “Il meningococco non è resistente agli antibiotici e questa è la buona notizia. Certo, se continuerà a diffondersi in questo modo c’è il rischio che selezioni un ceppo resistente”.
Professore, è allarme meningite o si sta esagerando?
Per prima cosa, non siamo di fronte a “una” meningite, ma a quattro tipi diversi.
Ce li descriva.
Esiste una meningite da meningococco di tipo B e C presenti entrambi in questo momento, quella da streptococco e quella da coli. Di questi ultimi due tipi sono stati segnalati un caso ciascuno.
Quale la differenza? Sono tutte mortali?
Due sono tipiche, la B e la C, le altre due due atipiche. La meningite classica è quella che sta girando molto in questo periodo ed effettivamente i numeri sembrano superiori alla casistica degli scorsi anni, ma c’è anche una maggiore attenzione mediatica. Sicuramente c’è un aumento dei casi e una mortalità che sta tra il 20 e il 30%, il che non è poco.
Si parla di un ceppo particolarmente resistente di meningococco soprattutto in Toscana. Perché proprio in quella regione?
Non è vero che esiste un ceppo resistente. Il meningococco non è resistente agli antibiotici. Certo, più un batterio circola più tende a selezionare ceppi resistenti. Se continua a circolare avremo in futuro dei ceppi resistenti agli antibiotici, ma nessuno al momento può dirlo. La Toscana non è più a rischio di altre regioni, semplicemente il batterio sta circolando di più. L’unica soluzione è sterilizzare il focolaio impedendo che circoli.
Dunque da questo punto di vista possiamo stare tranquilli?
La pericolosità oggi non è nella resistenza agli antibiotici ma nell’aggressività della malattia stessa, che è una malattia bruttissima.
Le persone colpite da meningite muoiono nel giro di pochissimo tempo. Quali sono i sintomi e quale margine di tempo c’è per mettere in salvo chi ne è colpito?
I sintomi sono quelli tipici di una classica influenza, si manifesta con febbre molto alta e mal di testa e il decorso purtroppo è molto rapido. Una delle persone morte è entrata da sola al pronto soccorso ed è deceduta dopo sei ore dal ricovero.
Come capire che è meningite e non semplice influenza?
E’ molto difficile. L’unico segno che aiuta un po’ a distinguere è la cosiddetta rigidità nucale, se non si riesce cioè a piegare il collo. Se si hanno dolori a piegare il collo e lo si sente bloccato bisogna andare immediatamente al pronto soccorso.
C’è chi dà la colpa di questa diffusione ai flussi migratori, c’è del vero?
E’ un’emerita idiozia. Il meningococco è sempre stato presente in Italia a prevalenza bassa. Adesso ci troviamo davanti a una prevalenza maggiore.
Perché il vaccino non è obbligatorio?
Il vaccino è raccomandato, non obbligatorio perché la meningite è una malattia considerata quasi del tutto debellata. Stiamo parlando di circa 60 casi in due anni. I vaccini sono obbligatori quando, ad esempio la poliomielite, la prevalenza nella popolazione è alta. Ricordiamo che il vaccino per la meningite è efficace se si fa un ciclo completo, cioè due applicazioni, una sola non basta. E poi bisogna farne uno specifico per quella di tipo B e uno diverso per quella di tipo C se vogliamo essere del tutto al riparo.
Quale fascia di età è maggiormente a rischio?
Quella giovanile, le persone sotto i 40 anni, particolarmente tra i 20 e i 30 anni, ma anche i neonati come purtroppo abbiamo visto. Dipende dal sistema immunitario.
E le persone che sono venute in contatto con i pazienti come si devono regolare?
Con una normale profilassi antibiotica che è completamente efficace in quanto, come detto, il batterio non è in grado di resistere agli antibiotici.