Alla vigilia dell’inizio del processo a carico di Marco Prato, uno dei due presunti assassini di Luca Varani, nei giorni scorsi si è svolto un importante evento in memoria del 23enne massacrato nel marzo dello scorso anno. “Una fiaccolata per ricordare Luca, per invocare una giustizia che ancora non abbiamo visto e per protestare contro la possibilità di vedersi spezzare la vita solo per divertimento”, questo l’intento dell’iniziativa organizzata dai genitori della giovane vittima, i quali hanno invitato quanti si sono sentiti toccati dalla sua assurda morte a partecipare numerosi. La fiaccolata si è svolta lo scorso 19 maggio prendendo il via dalla Chiesa di Santa Gemma Galgani alla presenza dei due genitori di Luca, dei cugini e della giovane fidanzata Marta Gaia. Ma l’attenzione oggi è tutta concentrata attorno al processo in partenza, con rito ordinario, e che vedrà seduto al banco degli imputati Marco prato, 30enne organizzatore di eventi e che negli ultimi mesi ha deciso di cambiare strategia ed addossare le colpe del delitto sull’amico Manuel Foffo, già condannato a 30 anni con rito abbreviato. Solo una mossa per evitare la condanna – quasi certa – all’ergastolo?
Nella giornata di oggi prenderà il via il processo di primo grado con rito ordinario a carico di Marco Prato, uno dei due 30enni accusati del delitto di Luca Varani. Il giovane 23enne romano, fu massacrato con la complicità di Manuel Foffo nell’appartamento di quest’ultimo, al Collatino, al culmine di un festino a base di alcool e droga al quale avevano preso parte i due arrestati. Foffo, a differenza di Prato, aveva deciso di essere processato con rito abbreviato al fine di evitare una condanna all’ergastolo e per questo era stato condannato a 30 anni di carcere per il delitto di Luca Varani avvenuto il 4 marzo di un anno fa. La tesi sostenuta da Marco Prato, andrebbe a scontrarsi con quella dell’amico, in quanto il pr romano ha sempre sostenuto di non aver ucciso Luca. “La verità è che non sono riuscito a fermare Manuel”, ha sempre ribadito, confessando il fascino enorme che subiva dal coetaneo già condannato e dal quale la sua strada si è definitivamente separata dopo il loro arresto. Con ogni probabilità, la difesa del 30enne farà leva proprio su questa tesi, quella cioè secondo la quale il proprio assistito non sarebbe riuscito a sottrarsi dal “gioco” messo in atto dall’amico. Anche alla luce della sua convinzione, Prato aveva scelto di essere giudicato con rito ordinario, pur rischiando l’ergastolo.
Una condanna che però potrebbe concretizzarsi, al termine del processo a suo carico, se i giudici del Tribunale di Roma dovessero appoggiare e confermare la convinzione dell’accusa. Per la procura, Luca Varani fu attratto con l’inganno nell’appartamento di Manuel Foffo dove fu drogato con un cocktail micidiale che lo stordì e successivamente torturato provocandogli una morte lenta ed atroce. Dall’autopsia risultò che ad uccidere Luca furono oltre 100 colpi tra martellate e coltellate inflitti sul suo corpo. A finirlo fu una coltellata dritta al cuore. I due trentenni avrebbero scelto la loro vittima come se fosse un macabro casting, quindi dato il via al loro desiderio orrendo di vedere cosa si prova ad uccidere qualcuno.
Quello di Luca Varani è stato definito come uno dei delitti più cruenti degli ultimi anni. Non un semplice omicidio, ma un vero e proprio massacro. L’accusa a carico di Marco Prato (al pari dell’amico Manuel Foffo) è quella di omicidio volontario aggravato. La procura ha infatti stabilito che quanto commesso dai due giovani della Roma bene sia stato un assassinio aggravato dalla crudeltà e dai futili e abietti motivi. Nel corso del processo in partenza oggi e che vedrà Marco Prato in aula, non è escluso che quest’ultimo tenterà ancora una volta di scaricare tutte le responsabilità dell’omicidio di Luca Varani su Manuel Foffo. Potrebbe essere questo il tentativo di alleggerire la sua posizione ed evitare la condanna all’ergastolo, seppur difficilmente riuscirà a convincere i giudici con la sua versione che, come ricorda il settimanale Giallo, è cambiata nel tempo, nel corso della sua detenzione nel carcere di Velletri.
Eppure, non si può dimenticare la sua confessione resa al momento del fermo, quando si assunse la responsabilità del delitto di Luca Varani, condividendola con l’amico Manuel. “Foffo si lamentava che nonostante le martellate e le coltellate Varani non moriva e allora ho provato a strozzarlo con lui…”, raccontava agli inquirenti nell’immediatezza dei fatti, salvo poi cambiare versione e addossare ogni responsabilità sul proprietario dell’appartamento diventato la scena dell’orribile crimine, già condannato a 30 anni. A differenza di quest’ultimo, come prevede la legge in caso di processo ordinario, nel caso di Prato non sarà previsto alcuno sconto di pena, condizione che potrebbe incidere molto sul suo destino giudiziario.