Cosa si nasconde realmente dietro le continue provocazioni da parte della Corea del Nord nei contri degli Stati Uniti? La percezioni dei più, mista a preoccupazione, è quella di un’imminente Terza Guerra Mondiale in grado di mettere in seria discussione il mondo intero. Eppure, stando a quanto riporta Washington Post, la spiegazione potrebbe essere un’altra. E’ possibile che dietro i numerosi lanci realizzati da Pyongyang negli ultimi tempi (ben tre missili balistici solo nello scorso mese, oltre al lancio dei missili da crociera dello scorso 8 giugno) ci sia invece un segnale di ricerca di un dialogo? La domanda sorge dopo le sanzioni economiche che hanno riguardato la Corea del Nord e che portano a chiedersi se dietro i numerosi test missilistici ci sia in realtà l’intento di porre Kim Jong Un in una posizione di forza tale da poter contrattare. Secondo le dichiarazioni di Kim, la sua intenzione è quella di avere un missile capace di raggiungere la parte continentale degli Usa. Negli ultimi quattro mesi ha provveduto a visionare personalmente il lancio di oltre dieci missili. Un dato importante se si pensa che durante i 17 anni di suo governo il padre ne aveva lanciati “solo” 16. Sulla base delle sue paventate intenzioni, stando a quanto riportato dall’agenzia di stampa nordcoreana Kcna, Kim Jong Un avrebbe asserito che gli Stati Uniti “dovrebbero essere molto preoccupati” delle capacità del suo Paese.
In realtà, le intenzioni della Corea del Nord appaiono molto chiare. Come riporta Agcnews, nel corso di un dialogo tenutosi di recente in Svezia, i rappresentanti nordcoreani avrebbero esplicitamente fatto sapere alla delegazione Usa di non avere alcun interesse a discutere sui loro programmi missilistici nucleari. Un messaggio forte e chiaro mirato a ribadire la volontà politica di Pyongyang tesa a testare anche in questo la volontà politica dell’amministrazione di Donald Trump. Intanto, sul piano delle sanzioni il peso si fa sentire sempre di più. Dopo la decisione della Cina di vietare le importazioni dalla Corea del Nord fino alla fine dell’anno, il calo di esportazioni globali di carbone è stato più che evidente. Sebbene la Cina non venga tirata direttamente in ballo, la Eia, Energy Information Administration, è certa che dietro il calo drastico degli ultimi tempi ci sia proprio lo zampino di Pechino il quale lo scorso anno ha rappresentato il 99% delle esportazioni di carbone del suo vicino armato nucleare.