Sul The Guardian, Charlotte Cooper ha raccontato un momento particolare della sua vita, quando cioè da adolescente scoprì un segreto importante che fino a quel momento il padre le aveva tenuto nascosto. Per lei, cosa realmente facesse il papà era sempre stato un mistero. A differenza degli amici di scuola, lei non sapeva come spiegare il mestiere che facesse il suo genitore. Negli anni, Charlotte ebbe modo di constatare numerose stranezze a partire dai tantissimi spostamenti insieme alla sua famiglia nei luoghi più disparati del mondo e dall’assenza di relazioni di amicizia durature. Tanti erano i dubbi che la investivano: dal perché il padre trascorresse così tanto tempo a Cipro e Belfast, al motivo per cui conoscesse così bene il codice Morse, al perché di quelle grandi valigette sul tavolo da pranzo, piene di pesanti apparecchiature radio. Solo a 15 anni Charlotte Cooper ha compreso realmente chi fosse, senza però poter condividere i suoi pensieri con nessuno. A causa della diffusa omofobia, dunque, ha dovuto sperimentare da sola e confrontarsi con la sua omosessualità. Quando la casa era vuota, era solita indossare i vestiti del padre. E proprio in una di queste occasione, Charlotte trovò in un cassetto, sotto i calzini ed i pantaloni del padre, un falso passaporto.



A quel punto, in lei sorsero numerose domande: “Sembrava qualsiasi altro passaporto; era sicuramente lui nella foto ma aveva un nome diverso. Perché lo avrebbe fatto? Non riuscivo a immaginare che fosse in qualche modo criminale, ma era ovvio che stava facendo qualcosa di così segreto che aveva bisogno di documenti falsi”. La giovane ammise di essere rimasta molto sorpresa nel comprendere che suo padre fosse una spia. Da quel momento sono passati 30 anni (il padre è morto cinque anni fa) ma Charlotte ha sempre cercato la verità sul suo conto. Ha allora appreso che il padre iniziò a lavorare sugli autobus ma non ha ancora compreso come sia riuscito a diventare una spia. L’uomo raccontò di essersi iscritto all’università professionale e poi di aver risposto ad un annuncio di un giornale, fino ad ammettere di aver preso parte al , l’agenzia di spionaggio per l’estero della Gran Bretagna. Ecco giustificata la presenza di apparecchiature radio. Solo ora Charlotte ha potuto comprendere quanto la sua famiglia fosse sottoposta al segreto statale.



Da ciò che è riuscita a scoprire, il legame tra il padre ed il MI6 finì alle metà degli anni ’90, quando l’uomo andò in pensionamento anticipato. Da allora iniziò a bere ed a compiere delle scelte sbagliate, trovò un lavoro part time ed iniziò ad essere occupato nel pub di un villaggio. Una spia anomala, che non destava alcun sospetto a differenza di ciò che si potrebbe immaginare pensando ad esempio a James Bond. “Da bambina non avevo altra scelta che fidarmi del mio papà, ma ho ancora molte domande senza risposta e non potrò mai conoscere la verità sulla sua vita. Chi era lui? Perché avrebbe accettato di fare il lavoro sporco dello Stato?”, si chiede oggi Cooper. Solo una volta gli chiese conto della moralità del suo lavoro ma non ottenne risposta. Alla fine però, quanto vissuto nella sua infanzia e adolescenza, le è servito a diventare ciò che è oggi. Una persona interessata a ciò che le persone solitamente non mostrano, alle loro maschere. Per questo ha terminato un corso come terapista mettendosi al servizio delle persone, aiutandole e ascoltando i loro segreti.

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