La storia di Michelle Carter non ha nulla da invidiare a quella dei protagonisti di “Tredici”, discussa serie tv che ruota attorno al suicidio di una 17enne ed alle ragioni che l’hanno spinta a togliersi la vita. Quella della giovane ventenne, tuttavia, non è una storia da serie tv ma la protagonista di un processo su un fatto di cronaca inquietante avvenuto nel luglio 2014 e che ha portato ieri alla sua dichiarazione di colpevolezza. A suo carico, la gravissima accusa di omicidio involontario di un suo coetaneo, Conrad Roy III, conosciuto in vacanza in Florida nel 2012, quando entrambi erano minorenni inquieti e poi divenuto il suo fidanzato: lui aveva già tentato il suicidio, lei soffriva all’epoca di disturbi alimentari e ansia sociale. Un omicidio, quello di cui è accusata, e che ruoterebbe interamente attorno ad una serie di sms in cui lo spronava ad uccidersi. Conrad si suicidò inalando il monossido di carbonio all’interno del suo camioncino, in un percorso intenso ed inquietante durante il quale, a seguirlo, vi era sempre l’ombra di Michelle Carter che lo incitava fino alla fine a farlo. Per il giudice della giustizia minorile della Bristol County, Lawrence Moniz, come riporta il sito della Cnn, la condotta intrapresa da Carter avrebbe causato la morte di Roy. 



All’interno dei documenti della Corte che ha ritenuto colpevole la ventenne Michelle Carter, sono emersi tutti i più significativi sms scambiati tra i due fidanzati nel periodo precedente al suicidio e fino al giorno prima del ritrovamento del cadavere di Conrad Roy. E’ il 19 giugno 2014, quando Carter invita Roy a chiedere aiuto medico per i suoi pensieri suicidi. “Ma l’ospedale psichico ti aiuterà. So che tu non pensi di farlo, ma ti sto dicendo, se dai loro una possibilità, possono salvare la tua vita”, scriveva la giovane. Anche in un successivo scambio di sms, avvenuto qualche giorno dopo, Michelle scoraggiava Roy dal compiere gesti autodistruttivi. “Odio me stesso, mi odio sempre, non mi vedo mai bene come vorrei”, scriveva il giovane che desiderava solo che il dolore andasse via da lui. E lei: “Farà andare via il dolore solo temporaneamente, ma quando avrai finito, ne sarai dispiaciuto e ti senti ancora peggio!”. Quasi un mese più tardi, il 7 luglio, la situazione muta. Inizialmente la giovane, immaginandosi nei panni dell’amico spiega che, di fronte ad un problema serio il suo istinto sarebbe quello di chiedere aiuto. Poi però, lo stesso giorno i due discussero del modo in cui poter produrre monossido di carbonio. Lei lo incalzava: “Beh, ci sono più modi per realizzare CO. Google ti dice come farlo…”.



E’ l’8 luglio e lo scambio di sms tra Michelle Carter e Conrad Roy diventa inquietante. “Sei sicuro di non voler ucciderti stasera?”, chiedeva lei. E lui: “Cosa vuoi dire che sono sicuro?”. “Come, non lo farai stasera? Perché starò con te se vuoi farlo stasera”. “Un altro giorno non sarebbe male”, replicava lui, mentre Carter lo rimproverava di rimandare continuamente. E’ l’11 luglio, quando Carter continua ad inviare sms choc dando al giovane la sua opinione sull’uso di un generatore nel camion, ritenuto “infallibile”. Nell’arco di tempo di 9 giorni, tra il 4 ed il 12 luglio 2014, a scrivere è quasi sempre e solo Michelle. La ragazza continuava a incalzarlo spronandolo a non rimandare oltre la sua decisione di farla finita. Nella notte tra l’11 ed il 12 luglio, Roy invia una serie di messaggi aventi come unico pensiero la sua famiglia: “Sono solo sensibile, voglio che la mia famiglia sapesse che non c’era niente da fare, sono intrappolato nei miei pensieri”. Il giovane temeva che i suoi genitori potessero cadere in depressione, ma ad incoraggiarlo ancora una volta è Michelle: “Ognuno sarà triste per un po’, ma lo supereranno e andranno avanti. Non saranno in depressione, non lascerò che accada. Sanno quanto sei triste e sanno che stai facendo questo per essere felice e credo che lo capiranno e accetteranno”, gli scriveva.



L’animo sensibile di Roy emerge anche nei successivi sms, quando si diceva preoccupato che qualcuno, nel tentativo di salvarlo potesse respirare il monossido di carbonio. “Vedranno il generatore e sapranno che sei morto di CO”, tagliava corto lei. Il pensiero della sua famiglia lo ha più volte frenato dal compiere il suicidio. “Pensavo che tu volessi farlo. Il tempo è giusto e sei pronto, devi solo farlo! Non puoi continuare a vivere in questo modo”, gli scriveva Michelle, tranquillizzandolo sul fatto che sarebbe rimasta al fianco dei suoi genitori. “Le persone che commettono suicidio non pensano così tanto, lo fanno e basta”, chiosava. Il giorno precedente al ritrovamento del suo corpo senza vita, Roy esprimeva tutti i suoi dubbi sul piano. “Credo che non lo farai allora, tutto per niente”, protestava la ragazza. Roy continuava a rimandare al giorno successivo, mentre la fidanzata lo incoraggiava a compiere il gesto proprio quella notte, il 12 luglio. “Probabilmente il momento migliore perché tutti dormono, basta andare da qualche parte nel tuo camion”, scriveva. Ed ancora: “Se non lo fai adesso, non lo farai mai”. “Devi solo farlo Conrad io ti aiuterò”, con la promessa di stargli vicino, prima dell’ultimo inquietante sms: “Non puoi rompere una promessa. E basta andare in un parcheggio tranquillo o qualcosa del genere”.