Era il 9 luglio 2017 e l’Italia intera osservando le imagini emerse dell’incidente in Val di Susa, si indignò piangendo la morte di una 27enne e un coma durato settimane del suo ragazzo che con lei venne speronato in moto da un veicolo di grandi dimensioni. Il motivo? Una semplice lite “stradale” e in pochi secondi si consuma la strage: oggi è stato interrogato nell’udienza del processo a Milano proprio l’autista accusato di omicidio volontario aggravato da futili motivi. Maurizio De Giulio, il 52enne elettricista di Nichelino (Torino), lo scorso luglio in Val di Susa, precisamente ad una rotonda a Condove, travolse con il suo van la moto sulla quale viaggiavano Elisa Ferrero e Matteo Penna, giovani fidanzati letteralmente investiti dalla furia di De Giulio in pochi ma terribili momenti. Come riporta la Stampa, l’investitore stamattina ha chiesto e ottenuto di essere processato con rito abbreviato, «che consente lo sconto di un terzo della pena, al giudice di Milano Anna Calabi»: in particolare, il procedimento si tiene a Milano per la presenza di un parente della vittima tra i procuratori di Torino. «È stato un incidente: la moto ha rallentato e l’ho investita, ma non volevo uccidere nessuno», si è difeso in aula davanti al gup De Giulio: lo scorso marzo aveva già inviato una lettera ai familiari di Ferrero e Penna (vivo per miracolo, dopo un lungo coma e una riabilitazione ancora non terminata ad un anno dall’investimento) dove chiedeva perdono per quanto avvenuto.
LA DINAMICA DELL’INCIDENTE MORTALE
«Se avessi minimamente immaginato una disgrazia del genere – aveva scritto nella lettera – non avrei mai inseguito quella moto. Volevo solo leggere la targa perché avevo subito un danno. So cosa state provando. È successo anche a me. Mio nipote è mancato per un incidente stradale. Aveva solo 21 anni quando in tangenziale una macchina si è ribaltata finendo contro la sua. E tre anni fa anche mio papà è stato travolto da un camion»: in sostanza, secondo De Giulio non vi era l’intenzione di speronare e travolgere i due ragazzi. Secondo quanto raccolto anche in fase processuale, con la moto i due ragazzi pare abbiano urtato lo specchietto del Ford Transit guidato da De Giulio, con a bordo anche la compagna. Secondo gli inquirenti a scatenare il tutto sarebbe stato addirittura una mancata precedenza data dall’uomo sul furgone: in attesa della prossima udienza, che si terrà il 3 ottobre e dove potrebbe avvenire già la sentenza, l’uomo si è commosso in aula dicendosi dispiaciuto e affranto per quanto accaduto a Condove ormai un anno fa.