«Non raccontateci fandonie»: questo il titolo dell’articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano da Maria Rita Gismondo. Nel mirino del direttore di microbiologia clinica e virologa dell’ospedale Sacco di Milano c’è Angelo Borrelli, capo della Protezione, e le sue conferenze stampa delle ore 18.00. Come ormai ben sappiamo, a quell’ora c’è l’aggiornamento sui dati dell’emergenza coronavirus, ma secondo la Gismondo il punto stampa su nuovi casi positivi, decessi e dimessi è pressoché inutile: «Quello che ogni giorno gli spettatori interpretano come la situazione del giorno precedente, deducendo che va bene o va male, è in realtà la situazione di circa 10-12 giorni prima»



Maria Rita Gismondo ha poi tenuto a precisare: «I numeri che vengono passati a Borrelli sono le notifiche dei casi da parte delle Regioni che, non ci stupisce, ci mettono qualche giorno per recepirli dai laboratori, raccoglierli, controllarli (si spera) e inviarli al ministero della Salute». La dottoressa del Sacco – recentemente diffidata dagli scienziati – ha evidenziato dunque che i dati arrivano al tavolo della conferenza dopo almeno 8-10 giorni da quando sono state eseguite le analisi e l’errore sta nel fare credere che questi rappresentino gli indicatori dell’emergenza coronavirus nel Paese. In realtà, per la direttrice del Sacco, così non è.

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