“L’amore farà ripartire l’Italia ”. E’ questa, la speranza del giornalista cattolico e saggista Maurizio Scandurra che dialoga in esclusiva con IlSussidiario.net all’alba di un 2021 che si preannuncia certamente difficile, economicamente e socialmente, “per un Paese che ha bisogno di ritrovare un’armonia e un’unità più profonda per poter tornare a brillare dopo il Covid”.
Buongiorno, Scandurra: che cosa Le ha insegnato la pandemia?
“A sospendere il giudizio, e ad aprire il cuore. A cercare un rinnovato punto di congiunzione fra Dio e l’uomo che passi attraverso il filo sottile e prezioso della carità. Del farsi dono incondizionato al prossimo in maniera contagiosa, perché in un Paese chiamato a rialzare fieramente la testa possa davvero scoppiare una pandemia d’Amore.
La fede, in che modo può essere utile a questo?
Ripartendo da una preghiera quotidiana che sia prima di tutto fiducia, abbandono e ringraziamento. Fatta di una gioia profonda nelle piccole cose che, come il Covid ci insegna, non sono poi affatto così scontate. Problematizzando l’ovvio, l’uomo riscopre il vero senso di Dio: tutto è donato, nulla ci appartiene, se non la coscienza che la verità sta nel viaggio.
Lei è un giornalista. Come pensa che l’informazione possa contribuire a migliorare le cose?
Rimettendo il bello al centro del fatto comunicativo. L’Italia ha bisogno di buoni esempi. Perché “Verba docent, exempla trahunt”: le parole insegnano, i fatti trascinano, come ricorda Sant’Agostino. Mai come ora i mass media sono chiamati a indicare strade nuove fatte di luce.
Quali, Scandurra?
Quella Via, Verità e Vita che nella Torino a cavallo fra Otto e Novecento i Beati Pier Giorgio Frassati e Giacomo Alberione hanno contribuito a diffondere per le strade e fra la gente attraverso un sapiente uso della stampa, che già allora cominciava massicciamente a prendere piede. Anch’io cerco nel mio piccolo di fare lo stesso. La penna ha il dovere di dar voce alle anime nobili. Di amplificare i messaggi positivi per la collettività.
Chi l’ha colpita particolarmente, in questo 2020 difficile?
Carlo Olmo, noto anche come il Lupo Bianco, il più grande benefattore vercellese dal Dopoguerra a oggi. Un uomo illuminato. Un avvocato innamorato dell’umanità che ha lasciato agiatezza e professione per servire gli ultimi. Un moderno San Francesco 3.0 che ha scelto di restituire alla vita tutto ciò che ha ricevuto, come lui stesso ama ripetere, accordando senza sosta il proprio aiuto disinteressato ai puri di cuore come lui. Che, orfano, visse anni difficili in un istituto prima di trovare l’amore di una famiglia bene di Vercelli, e di diventare avvocato come il suo illustre papà. Tutto questo mi commuove profondamente.
Che cosa l’ha emozionata?
Allo scoppio dell’epidemia, questo immenso angelo dei nostri giorni è riuscito a far pervenire in Piemonte e Lombardia dalla Cina più dispositivi di protezione individuale del Governo, contando soltanto su proprie risorse e contatti efficaci con l’Oriente maturati in qualità di stimato Maestro di arti marziali. Oltre ad altre innumerevoli donazioni significative in beni di prima necessità e denaro destinate ad alluvionati, poveri e persone che hanno perso il lavoro. Tant’è che il Capo dello Stato l’ha nominato Cavaliere al Merito della Repubblica. Un testimone d’Amore, animato da una filantropia viscerale e senza precedenti. Su di lui stanno anche girando un film patrocinato dal Miur perché si possa imparare realmente ad amare il prossimo anche a scuola.
Quale, l’insegnamento, che ha tratto dalla sua storia?
Che il Bene è irresistibile. Coinvolgente. Trascinante. E’ tutto. La base del perché dell’esistenza. Al di là dei concreti risultati strabilianti raggiunti, forieri di speranze e sorrisi nel domani per migliaia di italiani, il vero miracolo di Carlo Olmo sta proprio nella magnetizzazione crescente e schietta della dimensione altruistica. Una potente spinta propulsiva che si traduce nell’avvento di un umanesimo nuovo che, proprio nella purezza del cuore e nell’abbandono fiducioso e totale alla Divina Provvidenza, trae fondamento e linfa per poter davvero riscrivere la Storia. Lui c’è già riuscito.
Il Suo personale augurio per il 2021?
Sogno un’Italia migliore innamorata dell’Amore. A Vercelli hanno già iniziato. Un’intera città si è stretta prodigamente attorno a questo meraviglioso santo della porta accanto. Spero sia così anche nel resto della nazione.