Un imam, nel Torinese, è stato condannato dai giudici a 2 anni e 3 mesi di carcere per maltrattamenti. Una storia, questa, che ha tra i suoi protagonisti il pm Barbara Bardellino, la cui linea di pensiero è stata da subito molto chiara: “La cultura marocchina ha usanze e tradizioni ben precise. Tuttavia, se ci si si trasferisce in Italia, certe condotte non possono essere riconosciute né pretese”. Come ricostruito dal quotidiano “Libero” sull’edizione in edicola oggi, mercoledì 4 maggio 2022, l’imam condannato ha 40 anni, è originario del Marocco, prega Allah cinque volte al giorno. La sua consorte, che l’ha sposato nel 2004, ha avuto da lui due figli e sette anni fa è stata costretta a tornare a Rabat, salvo poi scappare in Europa e approdare nuovamente in Piemonte.
Il punto è, scrive il giornale, che “non può dire la sua manco per sbaglio. Di portare un paio di pantaloni (cioè abiti all’occidentale) non se ne parla: deve indossare vestiti larghi e mettersi in testa il velo. Sempre. Guai a uscire con le amiche. Non può nemmeno svagarsi accendendo la tivù la sera. A pranzo e a cena deve mangiare in una stanza separata. Se prova a ribellarsi viene zittita, insultata e, alle volte, pure picchiata”.
IMAM CONDANNATO, IL SUO AVVOCATO ANNUNCIA RICORSO
La sentenza con cui l’imam è stato condannato recita: “Non ha consentito alla moglie alcuna autonomia, imponendole sempre la sua volontà, percuotendola con schiaffi e spintoni”. “Libero” riferisce ancora che, durante tutto il processo, l’uomo si è detto innocente e ha portato una serie di testimonianze di amici e conoscenti: “Ma sono persone che hanno lo stesso imprinting culturale, per cui poco attendibili”, ha detto il pm Bardellino, convincendo la corte a infliggergli una condanna, perlomeno in primo grado.
L’avvocato dell’imam condannato, Federico Schettini, non ci sta: “Un conto sono i maltrattamenti, un altro gli aspetti culturali. Mangiare in disparte, gli uomini separati dalle donne, non può essere considerata una condotta illecita. Faremo appello“. La battaglia legale, insomma, è destinata a proseguire ancora.